Regia di Valérie Donzelli vedi scheda film
Capolavoro o boiata pazzesca? Difficile dirlo, a partire dallo spunto iniziale: la regista (e interprete) Valerie Donzelli ha chiamato sul set il suo ex marito (Elkaïm), col quale ha vissuto gli anni di un'odissea tragica fatta di ospedali, paure, difficoltà di ogni genere. Tutto legato alla malattia - un tumore al cervello manifestatosi in maniera precocissima - del figlio Adam. Il film non è che una riproposizione (romanzata?) del calvario vissuto dalla coppia, con tanto di voce fuori campo che racconta la travagliatissima esperienza dei due genitori e del loro entourage. Se l'idea, così marcatamente autobiografica, prima che originale è soprattutto spiazzante per il valore catartico che vuole assegnare nel portare sul grande schermo quella orribile vicenda, tutt'altro può dirsi della sua realizzazione: certo, liberissima, capace di evocare con grande forza l'idea di resilienza in un quadro complessivamente di grande ottimismo e di stemperare il dramma nella commedia, di indulgere a molti siparietti sentimentali, ma anche di pescare alla rinfusa tra cifre stilistiche che sembrano accostate senza alcun criterio. Sicché a momenti di cinema alto se ne alternano altri decisamente più prosaici e perfino stucchevoli, accompagnati da scelte musicali capaci di passare dai quartetti di Vivaldi all'elettorpunk dei Frustration, passando per la meravigliosa O Superman di Laurie Anderson. Grande ambizione, risultato decisamente incoerente.
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