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La guerra è dichiarata

Regia di Valérie Donzelli vedi scheda film

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La recensione su La guerra è dichiarata

di supadany
8 stelle

 “La guerre est déclarée” è una delle opere più fresche che ho potuto vedere negli ultimi anni ed in più riesce ad esserlo affrontando un tema a forte rischio demagocia, quale è quello della malattia (tanto più se) infantile, e tutto è ancora più vissuto dato che è frutto diretto dell’esperienza in prima persona, elemento probabilmente cruciale, ma che si abbina comunque ad una rappresentazione indovinata.

Romeo (Jeremie Elkaim) e Juliette (Valerie Donzelli) si conoscono, si amano e vogliono costruire una famiglia, presto concretizzata con l’arrivo del piccolo Adam.

Ma qualcosa non va, il bimbo manifesta segni anomali, dapprima sottovalutati, e non da loro, che poi portano ad una diagnosi che porta i tre ad affrontare una vera e propria via crucis di operazioni, di cure e di problemi di coppia.

 

 

Opera tra le più apprezzate al Festival di Cannes 2011, d’altronde si tratta di una vera e propria rivelazione con gioie e dolori alternati fin dalle prime battute con uno sguardo che va subito avanti (le cure) ed indietro (il grande amore che tutto inebria).

Poi arriva l’ansia dei genitori che per noi diventa attesa (i crocevia base son chiari già nelle intenzioni e nelle trame spiccie), con un procedimento chiaro, ma innervato da azioni, piccoli gesti come un passo di ballo, innesti di drammatica follia ed excursus liberatori che non s’inventano dal nulla (e che infatti non si trovano facilmente).

Si tratta prima di tutto di un approccio propositivo, ed il raccontarsi in questo modo libero manifesta una natura umana fuori dal comune (chiaro che l’epilogo aiuti a ricostruire un po’ tutto in tal verso), senza nascondere difetti ed ombre, la salute dei neonati è un elemento altamente sensibile, ma poi si va oltre e la felicità può non essere totale (ed infatti tutto non è andato a posto), ma quando si devono affrontare certe sfide si impara (almeno) a vivere e le cose si cominciano a vedere in modo diverso (e questo è anche un insegnamento), tanto più in una società “malata” come quella che stiamo vivendo.

C’è quindi un concetto di tempra che accompagna una vicenda raccontata con una spiccata dose di originalità, ciò a partire da una voce over (che quando compare ricorda “Il favoloso mondo di Amelie” per la sua rapidità) per arrivare ad una colonna sonora originale e ricca.

Decisamente appagante. 

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