Trama
Juliette e Romeo vivono la loro grande storia d’amore, si amano come se fosse ancora il primo giorno e la loro favola è diventata ancora più bella nel momento in cui hanno avuto il primo figlio, Adam. Ma il risveglio dal sogno sarà traumatico, tutto si trasformerà in incubo e caos, in una guerra impari contro la malattia che affliggerà il bambino. I due giovani dovranno imparare a sostenersi, con tutta la forza e il coraggio di cui sono capaci. Diventeranno adulti in fretta, nei loro corpi di giovinezza devastata.
Approfondimento
UNA STORIA PERSONALE
Per scrivere la sceneggiatura di Dichiarazione di guerra, Valérie Donzelli non ha avuto bisogno di ricorrere alla fantasia o di volare lontano con la mente. La storia portata sullo schermo appartiene infatti alla vita privata della regista/attrice che, per la prima volta, insieme al compagno Jérémie Elkaïm si è messa a nudo, raccontando le vicissitudini del loro amore giovane, quello di due moderni Romeo e Giulietta che, lacerati dal dolore, sfidano la morte, con la peggiore delle prove richieste a una coppia di genitori, uscendone distrutti ma solidi. Mettendo da parte la felicità spensierata tipica della loro età, i due protagonisti sono stati infatti costretti a confrontarsi con l'inaspettata e terribile malattia del figlio Adam, divenendo in tutta fretta adulti responsabili e in grado di scoprire il loro nascosto eroismo. Riportando la loro esperienza personale al cinema, ne hanno subito anche dei benefici psicologici: trasmigrando la realtà nello schermo, hanno avuto l'opportunità di scrollarsi di dosso tutta la sofferenza vissuta, come se fossero divenuti spettatori di una situazione che ormai sembrava non appartener più loro.
TRA DRAMMA E COMMEDIA
Nonostante il tema sia tragico e l'argomento da trattare molto difficile da tener sotto controllo, hanno cercato di mantenere il film - che ricorda spesso le opere di François Truffaut per l'uso della voce fuori campo, il desiderio di raccontare i giovani contemporanei e le musiche di Vivaldi - in bilico tra la commedia e il drammatico, una scelta dettata dal fatto che la regista considera il suo lavoro come qualcosa di vivo, capace di far evolvere le situazioni come accade nella vita di tutti i giorni, tanto che le prime intenzioni erano quelle di fare un film western o d'azione (di questa volontà, poi cassata, è rimasto come indice proprio il titolo), in cui una giovane coppia si ritrovava improvvisamente ad affrontare insieme una pericolosa avventura, evitando di correre il rischio di passare per qualcuno vuole necessariamente intenerire lo spettatore.
In quest'ottica, un ruolo importante all'interno della storia è riservato a quanto avviene dentro strutture mediche e ospedaliere, di solito topoi dominati da atmosfere sofferenti e lugubri. Per dare maggiore risalto alla realtà della vicenda, le riprese sono state effettuate nell'ospedale in cui è stato realmente curato il figlio della regista ma, a smorzare i toni prevedibilmente disperati, interviene spesso la figura di una pediatra che, nonostante sia portatrice di cattive notizie, ha sempre qualcosa di comico che la contraddistingue, a partire dagli occhiali con spesse lenti che indossa o la disordinata scrivania in cui si trova di tutto.
SPERANZA E IDEALI PER LA VITTORIA
Pur essendo nello specifico la storia della malattia di un bambino, il messaggio veicolato vorrebbe coinvolgere tutti coloro che si ritrovano a affrontare un dolore come prova per superare indenni un legame di coppia. I protagonisti sono nella fattispecie due giovani per nulla preparati all'evenienza, figli di una generazione viziata e incapace di affrontare piccole e grandi traversie. Questa è la ragione principale per cui la malattia è intesa come guerra che irrompe all'improvviso e richiede coraggio per essere affrontata e/o superata.
Il piccolo Adam, a soli 18 mesi, ha un tumore al cervello e il fatto stesso che i genitori non abbiano mai provato le conseguenze del male sulla loro pelle li rende impotenti: non sanno minimamente come reagire e l'unica cosa che possono fare è accompagnare il bambino dai medici. Si ritrovano quindi con le mani legate e, come in un sistema infernale, non riescono a liberarsi dall'idea che il bambino sia un essere umano a sé stante e non una loro estensione. Tutto ciò, però, non è mai motivo di disperazione: affrancandosi da tutti gli elementi negativi, la Donzelli sottolinea intenzionalmente ciò che di buono la malattia porta nella vita dei genitori. Con due protagonisti mai afflitti per se stessi e il loro destino ma semmai costantemente impegnati a tenere testa alla guerra che hanno intrapreso, le questioni banali della vita cessano di esistere e ogni sforzo e ogni respiro sono mirati a sconfiggere un solo grande nemico, non perdendo mai di vista speranza ed ideali.
Curiosa la scelta poi di assegnare ai protagonisti nomi con una risonanza universale e mitica. Nel chiamare gli innamorati Romeo e Juliette, con riferimento alla celebre opera di Shakespeare, sono chiari già i connotati della tragedia ma, scegliendo Adam come nome del figlio, si riequilibrano anche gli intenti, citando l'Adamo biblico, primo uomo sulla Terra chiamato ad affrontare con successo una sfida più grande di sé.
Note
Valérie Donzelli mette in scena un caleidoscopio filmico stupefacente. Il film trascolora con una leggerezza indicibile attraverso soluzioni narrative e visive tipicamente Nouvelle Vague. La regista, attraverso questo vertiginoso delirio truffautiano che è La guerra è dichiarata, dichiara, in forme spericolate e liberissime, che il gesto del fare cinema è già in sé un pensare il mondo come possibilità di libertà. Da notare, infine, le prestazioni straordinarie della garrelliana Brigitte Sy, di Elina Löwensohn (ex musa di Hal Hartley) e del sempre sorprendente Frédéric Pierrot.
Trailer
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Commenti (9) vedi tutti
........................."e ’l conoscer chiaramente/ che quanto piace al mondo è breve sogno"
leggi la recensione completa di laulilla"GENITORI E FIGLI" è il tema in cui rientrano cinque film scelti su Rai Play, visibili senza sottostare ad alcuna formalità. Questo è il secondo e tratta di un fatto vero che sconvolge una giovane coppia: grave malattia del figlio di due anni. Se vi dico già che c'è il lieto fine vuol dire che la visione non ne soffre. Ottimismo utile.
leggi la recensione completa di cherubinoUn cinema verita' da non perdere.
leggi la recensione completa di ezioArgomento delicatissimo affrontato senza alcuna retorica, banalizzazione ne superficialità. Bello sia nella forma che nella sostanza, commovente.
commento di alteax7.5voto
commento di paolofefePer fare un film, bisogna sognare. E per vederlo, accettare la sospensione dell'incredulità. Se ci riesci, tu sei il regista di te stesso e se vuoi provarci, puoi semplicemente vedere come fa Valerie Donzelli. Si sacrifica, si mette a nudo ma non smette di vivere. Perché continua a sognare. E a fare film. Capolavoro.
commento di maurri 63Film interessante in chiave Romantico/Drammatico e anche Musicale !
leggi la recensione completa di chribio1Voto al Film : 7
commento di ripley77Più il dolore è grande più il regista si affatica nella rincorsa. Tanto più si avvicina tanto più il divario stride.
commento di michel