Regia di Barbara Cupisti vedi scheda film
Altro passaggio di Barbara Cupisti, che si avvale anche di alcune scene del documentario This is my Land Hebron; un racconto di immagini, ma soprattutto di testimonianze miste fra israeliani e palestinesi, che riflettono sulla loro condizioni e sui presupposti delle loro società che hanno fondato e le loro comunità. Vengono fuori da esperienze contrapposte di violenza, e sono riusciti ad uscirne ed a fare delle riflessioni per cui oggi possono mettere a frutto il loro pensiero, anche se la lotta è impari. Ma il concetto su cui la regista insiste è quella del sogno, ed I Have a Dream di Martin Luther King ne è l'emblema e la bandiera finale; un sogno che riguarda ogni persona che vive drammaticamente questo momento infinito e storico di questi popoli, e che si riflette immancabilmente ed inesorabilmente nei bambini in genere, che porteranno il marchio per tutta una vita, avendo cancellato con queste violenze la loro infanzia e quindi Il Sogno. I bambini sono destinati a saltare il passaggio dell'infanzia per immettersi direttamente nel mondo violento degli adulti e le valutazione che si fanno dagli adulti che hanno subito queste stesse terribili esperienze é che sanno che oggi l'infanzia è ancora peggiore della loro, dato che non esistono neanche più le paure delle varie situazioni, e si vedono ragazzini che affrontano il pericolo come cosa naturale da fare e dove la paura non esiste più, anche perché in ambedue le fazioni c'è la coltivazione sistematica dell'odio. Un palestinese che testimonia distingue la rabbia dall'odio, la prima è qualcosa che ci nega il sogno e la speranza, quindi non fa parte dell'odio, che è tutt'altra cosa.
Un documento importante che ci porta in mondo da cui i media stanno lontanio, purtroppo
Continua la sua operazione di sensibilizzazione su argomenti scottantanti a cui i media girano ipèocritamente le spalle
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