Regia di John Old jr. (Lamberto Bava) vedi scheda film
Insieme a Murderock (Lucio Fulci, 1984), rappresenta uno degli ultimi esempi di (buon) giallo all'italiana. Ottima la messa in scena, in grado di sopperire -con tecnica- alle lacunose interpretazioni.
Nicola (Leonardo Treviglio) scopre che la moglie (Barbara Scoppa) lo tradisce. Messa di fronte al fatto la donna confessa e tra i due esplode un forte diverbio al punto che, quando viene rinvenuto il cadavere della moglie assassinata con un tritaghiaccio, il primo indagato è proprio il marito. Mentre Anna (Valeria D'Obici), docente di criminologia ed amica di Nicola, a seguito di ulteriori omicidi è convinta che dietro i delitti si muova la stessa mano di Franco Tribbo, un omicida seriale celebre anni prima e denominato "killer di mezzanotte" in quanto attivo proprio in quell'ora. L'omicida prende poi di mira la figlia dell'ispettore Terzi (Paolo Malco) che, assieme a due compagne di scuola, si è ritirata in un isolato albergo per concludere una tesi universitaria sui fatti di criminologia relativi proprio a Tribbo...
Dardano Sacchetti scrive una bella sceneggiatura dalla quale Lamberto Bava trae giusta ispirazione per portare sugli schermi un tardivo (siamo nel 1985) giallo italiano fedelissimo ai cliché dei classici degli Anni '70, nati sulla scia del successo riscontrato da Dario Argento e il suo Uccello dalle piume di cristallo. Frenato (almeno nell'edizione circolante) sul versante splatter, poiché destinato anche al circuito televisivo, il film parte fin da subito con un buon ritmo sostenuto anche dalla bella soundtrack composta dall'ispirato Claudio Simonetti. Pur ammettendo che la sceneggiatura gioca sporco sul versante whodunit (risulta pressochè impossibile individuare l'assassino), Morirai a mezzanotte è il classico esempio di buona regia, che però non può contare su altrettanto validi interpreti. Il punto debole del film, infatti, sono gli attori che talvolta manifestano estreme reazioni, spesso limitrofe all'eccesso. Difetto, questo della enfasi -o retorica immedesimazione- che si manifesta già all'inizio, nel poco convincente litigio tra il poliziotto Nicola e la moglie Sabrina. Se si riesce a soprassedere su questo lato, il film di Bava garantisce un sano intrattenimento, non privo di divertiti omaggi sparsi qua e là (da Hitchcock a De Palma, passando addirittura per Blood simple dei fratelli Ethan e Joel Coen).
Riporto due esempi di critica che rendono bene l'idea di come -in quegli anni- era già iniziata (comunque sempre in ritardo visto che Bava Sr trattava la materia già nel 1964 con La ragazza che sapeva troppo) una certa revisione sul genere "giallo all'italiana". Lo si percepisce dal risultato fondamentalmente positivo riscontrato nelle recensioni evidenziate.
Critica 1
"Girato direttamente in inglese (per il mercato straniero), Morirai a mezzanotte è un thriller di maniera che gioca con gli ingredienti del genere: c'è un garbato riferimento alla pipa di Maigret, c'è qualcosa del primo Argento e dell'ultimo De Palma. Ma più che nelle citazioni, sempre un pò meccaniche, Bava si muove meglio nelle atmosfere, negli scorci inediti, come quella spiaggia invernale con le cabine avvolte da una nebbia insinuante. Gli interpreti (...) indossano le maschere loro richieste con dignitoso mestiere: non ci credono e si vede (i dialoghi, del resto, non aiutano), però confondono per bene le acque, lasciando alla pulsante colonna sonora di Simonetti il compito di riempire i buchi della suspense". Michele Anselmi - Recensione pubblicata su L'Unità.
Critica 2
"Il regista italiano Mario Bava, scomparso nel 1980, amava firmare talvolta i suoi film John Old per farli prendere più sul serio dal pubblico esterofilo. Suo figlio Lamberto Bava, che segue le orme paterne anche nel preferire il genere horror, si ribattezza giustamente John Old jr. per questo Morirai a mezzanotte che fa onore alla famiglia. Non perché sia un capolavoro ma perché è uno di quei soddisfacenti prodotti di media qualità, realizzati con ineccepibili doti professionali, dei quali il cinema italiano ha grande bisogno. Chi non ama il “giallo” può farne a meno. Gli appassionati del genere troveranno invece spunti di curiosità in una catena di delitti, aperta in omaggio a Hitchcock con un omicidio sotto la doccia, di cui soltanto nell'ultima scena si viene a capo. Siamo ad Ascoli Piceno, e la prima a cadere sotto i colpi di un punteruolo è una moglie fedifraga. Molte però saranno le altre vittime: una innocente infermiera, un poliziotto del quale c'era ragione di sospettare, una commessa, due studentesse, prese di mira da qualcuno che cambia arma (dal punteruolo passa al coltellaccio) ma non le scarpe di gomma con cui sopraggiunge nei luoghi più impensati.
Com'è suo dovere, il film fa di tutto per confonderci le idee. Nella canonica ora e mezzo di spettacolo ci offre varie piste, la più suggestiva delle quali è che un maniaco sessuale, creduto morto da tempo, sia invece tornato a terrorizzare la città. Né sarà da trascurare la circostanza che una professoressa universitaria di criminologia abbia affidato ai suoi allievi una tesi proprio su quel mostro. Altre ipotesi legittime portano allo stesso ispettore inquirente, a un suo giovane aiutante e a un giudice istruttore, ma fatto sì è che alla resa dei conti pochi in sala avevano indovinato l'assassino: una scena sleale del film (in cui l'omicida intravede il mostro) aveva messo fuori strada chi all'inizio aveva intuito che c'era di mezzo la follia.
Morirai a mezzanotte - in realtà qui si muore a tutte le ore - è diretto da Lamberto Bava con la freddezza necessaria a tenere il pubblico sul filo del rasoio. Ha dialoghi piatti, un montaggio che talvolta spezza la suspense, e attori non tutti di prima fila. Ma non consente distrazioni, e le ambientazioni sono assai curate, si tratti d'un teatro in disarmo, d'un museo di storia naturale, d'un laboratorio per le autopsie, d'un vecchio albergo disabitato o d'una spiaggia invernale avvolta nella nebbia. Soprattutto sul finire le incongruenze spingono al sorriso insieme ai cocktail di sangue e pomodoro, e tuttavia c'è sempre qualche spettatore che si lascia sfuggire un gridolino di paura. L'humour nero, con implicito inchino a Simenon, si rifugia nella pipa del Maigret di turno, recapitata al legittimo possessore con un brandello di carne umana. Foto e musica ad hoc: di Gianlorenzo Battaglia e Simonetti." Giovanni Grazzini - Recensione pubblicata su Il corriere della sera.
Curiosità
La locandina del film è stata ispirata da una foto di scena del film Murderock - Uccide a passo di danza (Lucio Fulci, 1984)
Uscito in Dvd per la prima volta nel 2008 (label Medusa) e successivamente nel catalogo Cinekult/Cecchi Gori che lo ha proposto nel formato 16:9 (1.78:1) e -stranamente essendoci di mezzo Nocturno- senza alcun contenuto speciale. Durata della versione: 1h25m09s.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta