Regia di Bouli Lanners vedi scheda film
Vedendo tre ragazzini discutere davanti ad un falò in riva al lago non può non tornare alla mente “Stand by me” e questo film gli è indubbiamente debitore in più scene e per i temi affrontati.
Ma là dove “Stand by me” conservava ancora la magia del libro di S.King e le avventure di Chris, Teddy e Vern ci erano narrate con uno sguardo poetico che addolciva i toni, in “Un’estate da giganti” non c’è più posto per la poesia e l’incantamento: la favola, a tratti crudele e con venature noir, ci viene mostrata senza filtri o abbellimenti di sorta.
I fratelli Zack e Seth trascorrono un’estate insolita nella casa di campagna del nonno defunto: completamente abbandonati a se stessi, in un mondo di adulti assenti o ostili, senza un soldo, dovranno imparare a cavarsela da soli e a vendere cara la pelle. L’incontro con Dany, un ragazzo del posto che si unirà a loro, sancirà l’inizio di un’amicizia profonda e necessaria (per la sopravvivenza dei tre).
La splendida ambientazione naturalistica, l’accurata fotografia e la tematica della fuga nei boschi richiamano “Faro” dello svedese Fredrik Edfeldt (in quel caso però erano padre e figlia a fuggire inseguiti dalla polizia, ma anche lì la figlia, una volta venuto a mancare il padre, avrebbe dovuto cavarsela da sé in circostanze a dir poco difficili).
Il regista Bouli Lanners ci presenta un mondo rurale tutt’altro che idilliaco e bucolico, ma, al contrario, grottesco e quasi surreale: squallide roulotte parcheggiate in riva al lago, sterminati campi di mais, fattorie abbandonate, palafitte precarie, barche a remi, auto arrugginite, case fatiscenti in mezzo al nulla dove è facile forzare la porta ed intrufolarsi per soggiornare abusivamente.
Nessuna protezione esterna, appoggio o giustizia divina per i giovani protagonisti che, come i tre porcellini, vagano per la campagna in cerca di un rifugio e un pasto caldo e sono sempre pronti a scappare in caso arrivi il lupo cattivo a sfondare la porta di casa.
Il mondo degli adulti assenti (genitori) e ostili (fratelli maggiori violenti e vicini di casa delinquenti-spacciatori) e il clima di squallore generale che si respira ricordano le atmosfere di “Bellas Mariposas” di S.Mereu e “In Bloom” della georgiana Nana Ekvtimishvili dove le giovani protagoniste sono sono i corrispettivi femminili dei ragazzi sopra citati.
Storie di ragazzini/e preadolescenti e adolescenti abbandonati a se stessi in ambienti ostili, con difficili situazioni famigliari alle spalle, abituati ad un livello di violenza e indifferenza inaudito, costretti a crescere prima del tempo; ma che siano costretti a diventare farfalle o giganti, poco importa, sognano tutti la stessa cosa: andarsene, lasciarsi tutto alle spalle e non voltarsi indietro mai, nemmeno per prendere la rincorsa.
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