Regia di Anthony Mann vedi scheda film
Un brav'uomo viene coinvolto suo malgrado in una rapina.
Il colpo va male, un poliziotto muore, il fratello del capobanda viene arrestato e condannato a morte.
Il protagonista deve allora imparare in fretta come vivere ai margini della legge per sfuggire alle minacce dei gangsters, che lo vogliono costringere a incolparsi del delitto.
Mann agli inizi lavorò con la RKO ad alcuni film di genere hard boiled.
Anche in un riconoscibilissimo b-movie della casa dell'antenna mostra già di non essere uno dei tanti. Pur con pochi mezzi, costruisce un film ricco di dettagli interessanti, che si colloca tra il classico gangster movie e le nuove tendenze noir successive.
In questo senso, il commissario di polizia è già un "dirty cop" e la parte "rurale" anticipa film di là da venire, come "Neve rossa" di Nicholas Ray, che sposteranno l'azione dal sottobosco metropolitano agli spazi aperti della provincia americana, sfruttando lo spiazzamento generato dall'accostamento tra la malavita urbana e l'archetipo opposto della vita di campagna come vero modello di american way of life.
Impossibile non citare la scena del pestaggio dell'onesto camionista, con la lampada - unica fonte di luce nella scena - che oscilla illuminando ritmicamente i volti, e la sequenza geniale in cui Burr mette in scena la condanna a morte del protagonista, in parallelo all'esecuzione di suo fratello, con tanto di ultimo pasto (e il montaggio dei primi e primissimi piani dei volti non deve essere sfuggito a quel videoregistratore umano che era Sergio Leone).
Il cast non è granchè, classici mestieranti degli studios, tranne il grande Raymond Burr, volto elegante da duca sopra un fisico massiccio da guardaspalle, che in ogni gesto nasconde un sottinteso di violenza pronta a esplodere.
Ottima fotografia di uno dei maestri della RKO George Diskant, che qualche anno dopo avrebbe realizzato anche il bellissimo Neve rossa.
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