Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film
Penultimo film, ahimè, di Mizoguchi, precedente al solo La strada della vergogna (1956), Shin heike monogatari (tradotto da noi come Nuova storia del clan Taira) costituisce l'ultimo esperimento del regista nipponico nel genere jidaigeki (cinema in costume). Racconto di una presa di coscienza umana e politica - quella di Kyomori - la trama di questo film, se presa nei suoi singoli eventi, non offre nuovi spunti rispetto alle grandi opere della carriera di Mizoguchi, ma è comunque importante, proprio perché rappresenta il momento di passaggio del potere tra il clan dei cortigiani e quello dei fanatici monaci-guerrieri, a favore della casta dei samurai, stanchi di dover combattere e ricevere in cambio umiliazioni e debiti. Ma la trama, che potrebbe essere anche quella (fatti i dovuti distinguo) di una commedia di Terenzio, offre anche l'opportunità al protagonista di una riflessione profonda sulle proprie origini e sulla condizione sociale che gli deriva dai propri natali. Quando il vecchio servitore racconta a Kyomori le origini della propria nascita, facendogli intendere di non essere figlio del samurai Tadamori, visti i tempi, non può dire al giovane che non si è figli di chi ci ha generato, ma di chi ci ha allevato. Il regista, tuttavia, fa comprendere piano piano questo concetto al suo protagonista, anche grazie all'esempio datogli proprio da quel padre adottivo, che aveva visto umiliato dai dignitari di corte. Diretto da Mizoguchi con il suo stile, che sapeva estrarre grandi emozioni da mezzi cinematografici modesti ed originali, visualizzato secondo un gusto pittorico (orientale ed occidentale) di cui era esperto, Shin heike monogatari ha l'unico difetto di una colonna sonora talvolta troppo appiattita sui modelli hollywoodiani in voga negli anni Cinquanta.
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