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Johnny English. La rinascita

Regia di Oliver Parker vedi scheda film

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La recensione su Johnny English. La rinascita

di supadany
5 stelle

Niente di nuovo dal fronte Mr. Bean/Johnny English, tutto sa più o meno di già visto (nonostante di acqua sotto i ponti nei sia passata parecchia dall’ultima avventura), ma allo stesso tempo se si apprezza(va) il comico britannico allora le cose non vanno nemmeno così male, anzi ritrovarlo sostanzialmente sfasato come una volta ha un non so che di “remember” che in fondo fa più tenerezza che ribrezzo.

Ovvio che aspettarsi anche un minimo di validità dalla storia (una sbertucciata del filone spionistico), o tanto meno qualche soluzione estrosa, è sbagliato (o meglio si ha sbagliato prodotto).

Johnny English (Rowan Atkinson) viene richiamato in servizio dal suo ritiro spirituale in Tibet per sventare un piano terroristico internazionale che punta a far degenerare i rapporti tra la Cina e l’Inghilterra.

Gli ci vorrà un bel po’ per capire cosa sta succedendo, combinerà parecchi pasticci, sarà anche accusato di tradimento, ma darà tutto, a suo modo, fino alla fine per far emergere la verità.

 

 

Film completamente giocato sulla mimica di Rowan Atkinson, un po’ Mr. Bean che gioca a fare la spia, un po’ l’agente che riesce per lo più a fare il cretino.

In generale si poteva tranquillamente far ridere un po’ di più, ovvero le scene abbastanza divertenti non mancano, ma il più delle volte non vengono cavalcate al massimo delle loro potenzialità (ed in questo già l’incipit in Tibet ne è un chiaro esempio).

Ovviamente è comunque la demenza a farla da padrona, con il super agente (chissà perché poi richiamato in causa …) che viene gabbato anche quando la verità gli sta sotto al naso (vedi quando la spia interna all’MI7 è praticamente smascherata dal suo compagno) e che però dal ritiro spirituale ha tratto insegnamenti da mettere in atto (vedi il primo inseguimento dove sfrutta la “saggezza” conseguita o il finale “a calci nelle palle”).

Insomma il giochino è un po’ logoro, ma in parte funziona ancora, così il film sarà anche risibile per costruzione (banale come pochi quasi in tutto, finale compreso) e per tanti spunti e situazioni riciclate, ma alla fine non manca nemmeno di strappare quelle (non esagerate) risate che servono per salvarsi in corner.

Stiracchiato, ma ancora abbastanza efficace (sarà anche che il ritiro è durato un bel pezzo quindi se qualche anno fa aveva stufato oggi può fare un effetto un po’ migliore).   

 

Oliver Parker

Regista che alterna da sempre prodotti anche molto diversi.

Se con Shakespeare è riuscito a fare anche alcuni disastri fatti e finiti in questo caso se la cava un pò meglio anche se non si può dire che nell'uso del mezzo sia messo sotto pressione.

Adattato.

Rowan Atkinson

E' ovviamente il motore comico del film.

Funziona ancora, soprattutto per l'effetto amarcord e per il fatto di essere stato lontano dalle scene per parecchio tempo.

Senza dubbio scaltro è comunque simpatico nel suo standard.

Gillian Anderson

Re-entry che non aggiunge molto, ma sa comunque il fatto suo e fa piacere rivederla in panni più rilassati del suo passato da "X-files".

Dominic West

Villain non proprio efficacissimo.

Un pò deludente.

Richard Schiff

Caratterizzazione easy, ma abbastanza felice.

Tim McInnerny

Sufficiente.

Rosamund Pike

Sempre molto graziosa e soprattutto donna vera.

Il film non la premia in assoluto, ma non la svaluta nemmeno troppo.

Lei si cala bene nella situazione.

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