Regia di Lewis Gilbert vedi scheda film
Il brusco calo di idee e di ritmo rispetto all'episodio precedente lo si riscontra anche in uno script di scialba articolazione, imbevuto di pallidi ricordi di migliori fasti.
Nei titoli di coda di Agente 007 – La spia che mi amava, si leggeva che James Bond sarebbe tornato in Agente 007 – Solo per i tuoi occhi. Ma il produttore Albert R. Broccoli, volendo cavalcare il successo strabordante di Guerre stellari, decise di farlo precedere da un ulteriore adattamento da Ian Fleming (a differenza del film precedente, che era basato su un canovaccio originale) che potesse svolgersi sullo sfondo di un'ambientazione astronautica (anche se solo nell'ultima mezz'ora e sterzando non poco dalla trama del romanzo), molto ben approntata dagli scenografi Ken Adam e Peter Lamont. Ma lo spostamento in direzione di una space opera di stampo fantasy (addirittura le sparatorie con pistole laser!) è quasi stridente. Il brusco calo di idee e di ritmo rispetto all'episodio precedente lo si riscontra anche in uno script di scialba articolazione (a stenderlo è Christopher Wood), imbevuto di pallidi ricordi di migliori fasti e inerzialmente rimpinguato con gadget a iosa (inutili e poco stuzzicanti), location a iosa (Los Angeles, Venezia, il Brasile), Bond girl a iosa (quasi tutte abbastanza scipite, a parte la co-protagonista Lois Chiles), sequenze d'azione a iosa (fra le tante, si è scolpita nella memoria soltanto la gondola che si converte in un hovercraft e sfila per piazza San Marco, che però è una copia della Lotus Esprit che riemergeva su una spiaggia sarda nell'episodio di due anni prima), con Lewis Gilbert riconfermato alla direzione (ma pure lui, purtroppo, non sembra crederci più di tanto). Ritorna anche Squalo (Richard Kiel), che si innamora e si rabbonisce. Praticamente nullo il pazzoide di turno (interpretato da Michael Lonsdale), sebbene Roger Moore confermi il suo carisma. Ultima partecipazione di Bernard Lee nei panni del capo dei servizi segreti britannici.
Terzo brano cantato da Shirley Bassey per la serie, ma era meglio se si fosse fermata al primo. Anche le musiche di John Barry sono più stracche.
Voto: 5 — Film INSUFFICIENTE
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