Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film
se il termine "plumbeo" può essere usato e non a sproposito è sicuramente per moonlighting. esseri umani che vagano per il mondo senza essere cittadini del mondo. sono solo numeri nelle mani di un totalitarismo. questo film bisogna vederlo senza saperne nulla perchè si assapora del tutto. 4 polacchi stanno attraversando la frontiera per restare nel regno unito un mese. periodo durante il quale l'addetto alla dogana ci tiene a specificare all'unico dei 4 che parla e capisce l'inglese, che non potranno assolutamente fare nessun tipo di lavoro, stipendiato e non. orde di disperati che dalle zone povere del mondo affluiscono alle zone ricche. una migrazione di specie che non è attesa da nessun bird-watcher. skolimowski ci tiene molto a che lo spettatore si senta una merda e un complice, così come l'occidente assistette al golpe militare senza scomporsi più di tanto. prese atto che in polonia c'era il coprifuoco e che la gente dalle dieci di sera alle 6 del mattino dopo non dovesse mettere il naso fuori della porta. daltronde cosa poteva essere?... un riposo forzato, durante il quale la gente poteva rinsaldare matrimoni incrinati, conoscere a fondo i propri figli, e fare dei sonni di bellezza che influivano sul lavoro il giorno seguente. perchè mai doveva scomporsi l'occidente. era tutto sotto controllo. un governo auto-elettosi mediante colpo di stato stava tenendo a bada le cose e soprattutto le persone. niente di nuovo, tutto o.k. l'occidente è abituato a queste cose, rientrano nella norma. skolimowski, dicevo, riesce nell'intento di mettere lo spettatore a disagio. condisce la messinscena di siparietti che fanno sorridere, così il coltello si assesta nella piaga e quando si smette di ridere, accusiamo il dolore improvvisamente peggiorato. si parla nel 1982 anche di manodopera sottocosto.... mmmmh non mi suonano nuove queste parole. skolimowski inverte l'ondata. invia i 4 disperati a sistemargli casa a londra e con tutta probabilità si porta a letto anche la moglie del capetto interpretato magnificamente dall'antipatico jeremy irons, in un ruolo atipicamente simpatico, con un costo infinitamente più basso, che se avesse "utilizzato" operai del posto. questo film suona come un piccolo capolavoro di sincronia e omogeneità, dove tutto funziona al momento giusto nel posto giusto. un eterno e piovoso autunno che non può che sfociare in un inverno di oppressione. i lavori avanzano di pari passo con l'aggravarsi della situazione in patria. gli altri 3 disperati sono arrivati ai ferri corti con irons, tutto ciò che vogliono è la loro paga(venti dollari) per comprarsi l'orologio(che irons già possiede). la fine poi è di quelle che adoro. la porta si chiude sull'appartamento ristrutturato. ad un trave è appiccicata la foto della moglie di irons e a piedi si incammino come barboni coi loro carrelli da supermercato per arrivare all'aereoporto, per ritornare a casa, in una patria che forse come che mettono piede a terra li imprigiona per tradimento o chissà che altro. indietro come un cane che il branco non vuole più perchè ormai di troppo, irons decide di dire loro ciò che fine ad allora aveva loro nascosto e i titoli di coda si aprono su irons che cadde sotto i pugni e i calci liberatori degli altri tre, forse e perchè per vendicarsi anche di torti in fabbrica prima di partire... l'addetto doganale aveva chiesto ad irons all'arrivo: sarete mica appartenenti a solidarnosh?..." irons nega animatamente e mentalmente ci rammenta che quella sarà l'unica verità che uscirà dalle sue labbra e dai suoi pensieri.
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