Regia di Arturo Gemmiti vedi scheda film
Nel febbraio 1944 il monastero benedettino di Montecassino, nel Lazio, viene bombardato dagli americani, che vi credono rifugiati i nazisti. In realtà l’abbazia è piena di italiani che saranno crudelmente massacrati in un luogo di pace e spiritualità.
Già la didascalia di apertura parla chiaro: l’abbazia di Montecassino ha una storia ultramillenaria (fu fondata nel sesto secolo) che ha visto invasioni e razzie barbare, nonché un violentissimo terremoto che nel 1349 la ridusse in macerie, ma è sempre riuscita a risorgere dalle sue ceneri: i bombardamenti del febbraio 1944 l’hanno distrutta un’altra volta ed essa un’altra volta tornerà a vivere, come simbolo di cristianità e di pace. In questo film l’esordiente Arturo Gemmiti mette in scena i terribili fatti occorsi durante la seconda guerra mondiale, romanzando lievemente la Storia per dare vita a un racconto di umanità, di paura, di disperazione e infine di speranza; alla sceneggiatura hanno collaborato Giovanni Paolucci, Virgilio Sabel e lo stesso Gemmiti. Per quanto pregno di retorica, il lavoro ha discreto ritmo e buona verosimiglianza; tra gli attori compaiono Silverio Blasi, Zora Piazza, Ubaldo Lay, Alberto Lolli, Livio Bussa, Pietro Bigerna, Vera Silenti e Marcella Toschi. Di Gemmiti, che figura qui anche in veste di produttore, si sa solo che successivamente emigrò in Argentina, dove girò un paio di pellicole, per rientrare più tardi in Italia e girare Urlo contro melodia nel Cantagiro ’63 (1963), musicarello che chiude la sua carriera registica. 4/10.
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