Regia di Ryuichi Hiroki vedi scheda film
A prescindere dal fatto che qualsiasi film in cui compaiano la delicatezza, la bellezza e la bravura di Aoi Yu, non può essere poi così male (ha all’attivo un’altra grande prova in Hula Girls), Hiroki riesce a fare centro nel difficile bersaglio del dramma amoroso in costume. Il regista, una vita passata nel mercato del V-cinema e dei soft porno, solo nell’ultimo decennio è riuscito a ritagliarsi il proprio posto in un circuito più commerciale sfornando ottimi lavori come Vibrator, It’only talk e il buon Your Friends, presentato al Feff due anni orsono. Qui è alla prima prova con il jidaigeki (film in costume), ma il film è lontano dal classico cappa e spada, difatti le scene d’azione sono secondarie ed estremamente contenute. Si tratta piuttosto di una sorta di ibrido tra La Principessa Mononoke e Romeo & Giulietta, nel quale una ragazza allevata (è il caso di dirlo) lontana dalla civiltà da un uomo dei boschi si innamora di un giovane, figlio dello shogun, depresso e malinconico, in fuga dalla rigidità di palazzo. La differenza di rango tra i due, dopo un primo periodo di spensieratezza, si farà sempre più ingombrante andando ad influire pesantemente sul loro rapporto. Aoi Yu è splendida nell’interpretare questa sorta di spirito libero, combattivo e sgorbutico – tanto da venir scambiata per un demone della foresta dagli abitanti del vicino villaggio – e rendere l’apertura del suo cuore ad un sentimento sconosciuto senza però stravolgere il personaggio. La storia procede per clichè ed è piuttosto prevedibile, ma la forza del film non risiede qui, nè nella ricostruzione storica, comunque verosimile, bensì nella bravura del regista nel tratteggiare così pudicamente e con tale vibrante forza emotiva, lo sbocciare e l’evolversi di questo amore adolescenziale. Grazie anche ad un’ottima fotografia ed un uso intelligente della colonna sonora, molte sono le scene che rimangono impresse e, nonostante il loro alto contenuto melodrammatico, non risultano affatto pesanti, nè eccessivamente mielose, toccando anzi vette di poesia romantica solitamente difficili da raggiungere senza cadere nel cattivo gusto o nell’eccesso di melò.
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