Regia di Phan Quang Binh Nguyen vedi scheda film
Tutto quello che vi aspettereste da un film vietnamita qui c’è: povertà, risaie, corsi d’acqua e vegetazione lussureggiante, ma il naturalismo della pellicola si intreccia col melodramma. Il Vietnam è una cinematografia acerba e si vede: la regia è quanto di più convenzionale ci si possa aspettare, oltre ad essere presenti anche un paio di errori di montaggio, la recitazione è carente, ci sono abbozzi di poesia e simbologie facili (il cormorano che cade dal nido) ma le tragedie quotidiane che passano sullo schermo non colpiscono lo spettatore e la storia di questa famiglia a cui manca la figura della madre, a cui sembra poter sopperire una prostituta salvata dal linciaggio, rimane lontana. Interessante il filo conduttore della febbre aviaria (i protagonisti allevano papere) che sembra prospettare ulteriori tragedie per i protagonisti, mentre un erotismo sotterraneo è presente in molte scene della pellicola, trovando quasi un valore aggiunto nella pudicizia del regista (e delle leggi del paese) che non permettono mai di farlo erompere nella sua vitalità tenendolo quindi represso come le vite dei suoi protagonisti.
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