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Night Fishing

Regia di Chan-kyong Park, Chan-wook Park vedi scheda film

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La recensione su Night Fishing

di OGM
8 stelle

Una favola orientale girata con l’iPhone. Un quadro naturalistico e magico,  dipinto da Chan-wook Park intingendo il pennello in un concentrato di  carne, sangue e nebbia. L’acqua è lacrima che si piange e lago in cui si annega: è il fluire del dolore che unisce, come un’impalpabile scia spirituale, il mondo dei vivi e quello dei morti. Un pescatore solitario viene sorpreso da una tempesta e muore. Di lui rimane, legata alla terra da un filo della sua rete, solo la memoria di coloro che lo hanno amato. Quella sera, al suo amo abbocca la figura femminile che lo accompagnerà nel cammino verso l’aldilà. Un corpo in grado di ospitare momentaneamente la sua anima, portandola dalla figlia e dalla madre, in modo che l’uomo possa congedarsi da loro.  Un addio celebrato con una cerimonia che unisce il rito religioso allo spettacolo tragico; nell’uso degli strumenti musicali e nel significato dei passi di danza il melodramma si confonde con la liturgia, rappresentazione teatrale e preghiera si fondono alla luce di un simbolismo che è insieme macabro e romantico. Come spesso accade nel cinema del sud-est asiatico, esoterismo e orrore si muovono all’unisono, essendo l’uno l’ombra dell’altro. Il mistero ha due facce, una rivolta verso la realtà, e l’altra verso il mondo ultraterreno in cui è custodita la verità. Quei due volti, che guardano in direzioni  opposte, sono il giorno e la notte, il chiarore e l’oscurità, l’univocità e l’ambiguità. La rivelazione è come un cespo di fiori variopinti su un prato immerso nell’ombra della sera. Bianco e nero e colore si alternano, in questo cortometraggio, seguendo la cangiante prospettiva del racconto, a tratti immerso nel presente, a tratti nel luogo senza tempo che si estende oltre il limite dell’esistenza umana. Lungo quel confine si colloca la divinità, che si identifica con ciò che fa da tramite: una creatura che forse è una donna, forse è un pesce, forse è fatta di carne, forse è solo un fantasma. Il crepuscolarismo di questo film non è, semplicemente, secondo una comune accezione del termine,  la soffusa atmosfera del tramonto: è invece, in accordo col suo significato originario, un gioco di luce oscillante tra due estremi. è il  netto contrasto che segna il cruciale passaggio tra due dimensioni normalmente disgiunte, e collegate solo dall’allucinazione o dalla visione medianica. A metterle in comunicazione è sempre un incontro sorprendente ed improvviso: quello che capita al protagonista di questa storia, nel momento in cui crede di aver catturato un grosso pesce. Paranmanjang si traduce come alti e bassi, e descrive un viaggio altalenante tra il sogno e l’incubo, ed infine pacificato dall’accettazione dell'inevitabile. 

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