Regia di Lone Scherfig vedi scheda film
E' come Dieci inverni, però ne dura venti. Come nel film del 2009 di Valerio Mieli, anche in One day tutto ruota attorno al contrastato amore di due ragazzi; come nell'analogo lavoro italiano (precedente di due anni, ma d'altronde il libro di David Nicholls da cui il film della Scherfig è tratto è uscito proprio nel 2009) la storia sentimentale in primo piano è corredata dal racconto di una crescita umana - i due protagonisti diventano adulti - e dallo scorrere del tempo 'storico' scandito qui in particolare dall'evoluzione tecnologica (walkman, cellulari, i-pod: compare di tutto, pur di farci capire in che periodo ci troviamo, perfino - e questo è davvero un colpo basso - The rhythm of the night di Corona). Il romanzo di Nicholls, anche sceneggiatore, è sostanzialmente un grave insulto a qualsiasi storia d'amore: nessuno spettatore di questo film potrà mai ritrovarsi nel rapporto fra Emma e Dexter (e sognare una storia simile, nel 2011, pregna di un romanticismo infantile e vacuo, pare francamente anacronistico), che parte già col piede sbagliat(issim)o, infilando sotto le coperte due ventenni bellocci e facendo loro stringere una solenne promessa di eterna amicizia. L'inverosimiglianza della trama procede in maniera esponenziale: è ovvio che i due finiranno a letto prima o poi e, non appena ci riescono (ci sono voluti 15 anni di storia e un'ora e venticinque minuti di film), telefonatamente qualcosa arriva a spazzare via il sogno, lasciando al pubblico un profondo senso di amarezza: quello derivante dall'aver speso 8 euro per vedere un tale cumulo di oscene banalità, tristemente a un passo da Moccia. E' disgustoso inoltre pensare a come la Scherfig, regista dotata e capace di buone - e originali! - prove in passato (Wilbur wants to kill himself, Italiano per principianti) si sia ridotta ad accettare compromessi squallidi come questo lavoro - girato nel Regno Unito con un cast internazionale: Hathaway americana, Sturgess londinese - pur di entrare a sgomitare in qualche modo nella serie A del cinema mondiale. Se già An education (tratto da Hornby) aveva fatto storcere il naso a chi apprezzava la semplice, nordica profondità delle precedenti pellicole della regista danese, questo One day costituisce in tutto e per tutto un atto di arresa, una bandiera bianca innalzata da parte della Scherfig nei confronti della ricerca personale e del cinema come piacere: One day è un lacrimevole prodotto Blockbuster-style, confezionato con discreti mezzi su misura per un pubblico che non chiede e non vuole nulla. Peccato, davvero peccato. 4/10.
Il 15 luglio 1988, appena laureati, un ragazzo e una ragazza si conoscono. L'imbarazzo li porta a non 'consumare' la loro notte insieme, così decidono di rimanere amici. Nel corso dei venti (circa) anni successivi, si riavvicineranno e riallontaneranno, sempre in concomitanza di quella data.
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