Regia di Charles Chaplin vedi scheda film
Perso il lavoro conservato per 35 anni durante la Grande Depressione, un integerrimo impiegato di banca (Chaplin) si inventa un'altra attività: sposare donne sole, attempate e facoltose per appropriarsi della loro dote. Uccidendole. È la parodia, in chiave di apologo comico e frutto di un'idea di Orson Welles, della vicenda di Landru (straordinaria anche l'assonanza con Verdoux, con Chaplin tutt'altro che nuovo a queste trasformazioni nominali, da Hinkle/Hitler a Napoloni/Mussolini), il barbablù che seminò il terrore in mezza Francia alla fine degli anni '10 del Novecento, segnalandosi come serial killer lucido e freddo.
Chaplin trasforma quella vicenda in una parabola sui paradossi del bene e del male (retorica ma efficacissima l'arringa in sottofinale, davanti al tribunale, con la quale Verdoux denuncia che è il numero a fare il crimine: assassinare migliaia di persone per solo furore bellico diventa giustificabile e il potere se la prende sempre e solo con i poveracci). Il grande regista ci mette moltissimo altro: gag da splastick, venature thriller, inserti sentimentali (l'incontro con la ragazza appena uscita dalla prigione, inizialmente destinata a uno dei suoi esperimenti diabolici, è uno dei momenti più toccanti del film) e colpi di scena a gogò. Monsieur Verdoux è - se non il capolavoro - almeno uno dei capolavori di Chaplin: non solo per come riesce a tenere a livelli di assoluto virtuosismo ogni aspetto della regia, ma anche per come è in grado a coniugare gli effetti perversi di una gigantesca crisi economica con la discesa negli abissi dell'animo umano.
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