Regia di William Worthington vedi scheda film
ci sono cose che non riesco a fare, ed una di quelle è guardare film muti. sarà la predisposizione mentale al suono della parola, ma la sua mancanza spesso mi coccola a tal punto da depositarmi tra le braccia di morfeo. anche il dipingitore di draghi mi ha fatto questo effetto, tant'è che l'ho guardato in due sessioni. il mediometraggio in sè non è malvagio. i paesaggi veri o finti che siano sono molto belli e anche le scene ambientate di notte virate in una fotografia bluastra. tatsu è alla ricerca della sua amata e non trovandola si strugge di dolore, convogliandolo in un ardore artistico sconosciuto ai più, anche perchè questo vive in mezzo alle montagne. parallelamente il maestro kano indara(curiosamente interpretato da un occidentale)si strugge pure lui dalla delusione di non avere un discepolo degno dei suoi insegnamenti. quando un suo aiutante gli comunica felicissimo di avere trovato un valido pittore con le sembianze di un pazzo eremita, il maestro riesce a farselo portare in casa facendogli credere che il maestro sia in grado di aiutarlo nella sua ricerca. arrivato nella casa si innamora immediatamente di ume-ko, la figlia di indara e dopo i primi slanci artistici, perde l'inspirazione proporzionalmente all'amore ritrovato. una persona felice sembra non avere altre preoccupazioni che essere felice, così ume-ko d'accordo col padre, fingono un sacrificio di lei con conseguente suicidio, in ordine di ripristanare il talento temporaneamente perduto del pittore. l'inganno funziona alla perfezione e solo quando sono sicuri che tutto è come prima, lei gli si ripalesa coronando la relazione perfetta: arte e amore sotto lo stesso tetto di stelle. l'amore dev'essere servo dell'estro creativo e non viceversa, perchè non sia un concime che brucia le colture e il terreno stesso. un inebriante mediatore di un fertilissimo talento.
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