Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Steven Soderberg e' senza dubbio un regista eclettico. Scorrendo i titoli della sua abbondante produzione cinematografica notiamo che in poco piu' di un ventennio di attivita' il regista ha percorso quasi tutti i generi, affrontandoli sempre con un approccio molto calcolato e matematico, mai di petto, animato da un afflato di denuncia o da un desiderio urgente di esternazione, sentimenti questi umanamente comprensibili, ma anche pericolosi quando non ti consentono di riuscire a controllare la materia. Tutto questo non accade mai (o quasi) con Soderberg, che si dimostra sempre controllatissimo, o meglio "asettico", come mi suggerisce correttamente la mia compagna, non proprio una fan del regista americano. Si pensi in effetti al riuscito doppio biopic sulla figura del Che, in cui pero' l'autore riesce a negargli, a mio giudizio, quell'energia vitale, quella fiamma che senza dubbio non poteva non caratterizzare il grande rivoluzionario argentino.
Contagion rappresenta dunque l'incursione "soderberghiana" nel genere "catastrofico/apocalittico", e appare subito un prodotto decisamente diverso dai vari "Virus letale" di precedente produzione: cast stellare (come quasi sempre avviene col regista) che si permette il lusso di sacrificare in tre minuti la Paltrow e stroncare via via anche i protagonisti su cui lo spettatore affida i destini della tragedia che sta per compiersi, concentrazione della vicenda sull'aspetto organizzativo/etico di gestione della crisi, scelta di ridurre al minimo le scene apocalittiche di massa per concentrarsi sull'aspetto causa-risoluzione della pandemia. Quando poi il vaccino viene trovato grazie al coraggio di una ispirata virologa, ecco che sorge il problema di come procedere nella distribuzione del farmaco: non sara' una democratica estrazione a sorte in base alla data di nascita che permettera' ai soliti potenti di usufruire del prodotto prima del loro turno originario. Ma d'altronte potere e prevaricazione si mettono in evidenza proprio in questi momenti di crisi.
In sintesi il film mi e' sembrato corretto, ovviamente allarmante, non sempre coinvolgente (ma questa e' la caratteristica costante in Soderberg), svolto con diligenza da un regista che si prende cura nel finale di mostrarci con la precisione matematica di un teorema l'evento che ha generato fortuitamente l'immane contagio che da' il titolo al film.
Gli attori mi sembrano diretti con polso e piuttosto obbedienti ad un regista che sa controllarli perfettamente. Da menzionare nella versione italiana un doppiaggio francamente ridicolo affidato alla Cotillard, alla quale, per mantenerle una inflessione francese, le si attribuisce un intercalare da versione femminile dell'Ispettore Clouseau davvero imbarazzante.
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