Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film
Alice Rohrwacher. Non confondetela con la sorella Alba, forse la migliore attrice italiana, perché al suo esordio è già una regista eccellente e brilla di luce propria. Corpo celeste è una delle opere prime più belle e coraggiose degli ultimi anni, un capolavoro di rigore, intensità narrativa e visiva, sguardo registico e scelte di scrittura. La preadolescente Marta (Yile Vianello, perfetta) è tornata dalla Svizzera a Reggio Calabria con mamma e sorella: è straniera per fisionomia e animo a quel luogo, è quindi strana per tutti. Ha una grazia un po’ selvaggia e guarda quel piccolo mondo con occhi innocenti e lucidi: dalla preparazione per la cresima (la canzone Mi sintonizzo con Dio è geniale nel suo essere trash neocon) alla vita quotidiana. Tutto gira attorno a una Chiesa vuota, di senso e fedeli, squallido centro di interessi politici ed economici grazie a un prete ambiguo (Salvatore Cantalupo, dopo Gomorra altra grande prova) come il sistema in cui opera. Il film è elegante e feroce, sentimentale e allo stesso tempo clinico - ma mai cinico - nel mostrarci le miserie del nostro presente bigotto e grottesco, specchio di un Paese e di una (in)civiltà decadente. E Pasqualina Scuncia, moderna perpetua, è il capolavoro nel capolavoro: i messaggi più inquietanti, dirompenti, (dis)umani passano dal suo sguardo malinconico e inconsapevole.
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