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Corpo Celeste

Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film

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La recensione su Corpo Celeste

di mck
8 stelle


* * *
¾

1.   L'ira di religione.
 
[20] Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. [21] Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano : « E' fuori di sé ».
 
Vangelo di Marco, 3 : 20-21 ( Passi dei parenti di Gesù )
 
2.   La chiesa catodica.
 
E' tempo di cresima per Marta ( l'esordiente, come la regista, Yle Vianello : diretta e recitante benissimo ), 13 anni

( "...e nessuna colpa addosso", direbbe il poeta : e Alice Rohrwacher ( opera prima ) ha il merito di non caricare il Maggio che tinge di rosso l'età della ragazzina protagonista di valenze estranee/ulteriori/sovrastrutturali ( per esempio nella scena alla foce-sottopassaggio, con l'orco ( possibile ) che si staglia controluce nell'ombra ) a quelle fisiche e mentali : la maturità di decidere della propria 'anima' oltre che del proprio corpo : ma il film è pieno di piccoli tòpoi inequivocabili e obbligati, che però non si fanno pesanti ma sono...istintivamente pensa(n)ti ),

che dalla Svizzera paese adottivo

( o Germania, Francia, Belgio, Olanda, Inghilterra... : paesi ospitanti che danno lavoro fino a quando questo lavoro se rimane soltanto quello, un lavoro, non basta più : è la e-migrazione di ritorno : che può essere un fallimento per l'emigrante ( come per il paese che li "accoglie ed integra" ) ma anche un'opportunità, per l'emigrante come per la terra d'origine )

torna alla Calabria paese natio con la madre, Rita ( Anita Caprioli, in sottrazione magnifica ), una giovane donna provata da quella cosa che tutti più o meno conosciamo bene, la vita che viene e che va, e la sorella maggiore, Rosa ( Maria Luisa De Crescenzo ), che un po' per gusto un po' per dovere, un po' per affetto un po' per piacere, un po' per emergere e un po' per affermare un'idea di identità all'interno della famiglia come della società ( è evidentemente ma 'commoventemente' più 'compromessa' della sorella minore nei confronti delle consuetudini e dei costumi, più 'consumata' dalle usanze e dallo stare al mondo ) si dimostra dicotomicamente sia amica che matrigna, sia chioccia fiera tigre che sorellastra di Cenerentola.
Il loro padre e marito è morto, le ha abbandonate, s'è consensualmente o meno diviso, e/o è 'semplicemente' rimast'oltr'alpe, magari in quella che è casa sua, il suo paese. Non si sa. Quello che si vede è quello che non c'è : e comunque, indipendentemente da quali siano le ragioni di questa manifesta ( ma non determinante in modo abissale ) assenza, la cosa è l'emblema non dell'assenza del maschio ( marito-padre ) 'moderno' e contemporaneo, quanto della Presenza e dell'importanza, per forza di cose che vanno come vanno, della figura femminile. Fulcro e snodo, perno e Matrice.
 
3.   Dal sagrato al greto.
 
Fiumare in temporanea secca, incanalate in inutili e pericolosi bastioni di cemento, e cavalcavia della bretella autostradale che portano dal nulla al nulla attraversando il nulla.
 
Inferno per i gattini, limbo per i bambini e paradiso per i tondini in ferro.
Il più sano c'ha la rogna. Intendo gli esseri umani.
Il segreto è che non tutti i fiumi portano al mare : alcuni si spagliano prima in radure di pianura, molto ricche di vita, ed altri s'intrufolano carsici vivendo un loro percorso nascosto e pervicace. Altri ancora, vivono di piene, e al mare portano tutto quel che trovano ad invadere il loro letto asciutto, il loro tragitto latente.
 
Tutti i personaggi sono tratteggiati magnificamente : la quadrilogia di rapporti tra Marta, la sorella maggiore, la madre e di tutte loro insieme, quella fra la perpetua, il parroco, il vescovo ( la scena di Santa ( una Memorabile Pasqualina Scuncia, altra Esordiente ) col vescovaccio secco e molle, unto e polveroso, ''non può'' non far venire in mente quel momento di "A Serious Man"... Mentre l'Italia altro non è che quella carrozza a cavalli di prima classe nel suo viaggio ottuso in "Giù la Testa" : " Ma caro reverendo, chiamiamo la provvidenza col suo vero nome ! Generale [ Victoriano ] Huerta ! Lui ha rimesso i peones al loro posto naturale ! " - " Che in fondo poi è il posto delle bestie... Perché bestie sono : sono bestie " ) e i catecumeni.
 
Ai tempi del catechismo ( di cui mi ricordo soltanto il sole fuori, solamente quello ) c'era un cartone animato trasmesso dalla tv privata : "Siamo Fatti Così" ( "Il était une fois... la Vie" di Albert Barillé per France 3 ). Parlava della struttura e del funzionamento del corpo umano, una via di mezzo tra Viaggio Allucinante/Fantastic Voyage e "Osmosis Jones" : "Corpo Celeste" ambisce ( che lo voglia o meno, che lo 'ammetta' o meno, che lo rivendichi e lo ribadisca o che lo contesti e rifiuti ) a fare un check-up completo al Paese, aderendo ed insinuandosi perfettamente all'Italia così com'è, e ripugna ( senza propugnare (s)tropp(iand)o ). Mi rivedo, seduto al mio posto assieme agli altri disposti attorno ad un unico 'banco' : ecco che alzo educatamente la mano e chiedo : " Posso andare in bagno ? ".
 
4.   Ultime notizie dall'Abbazia di Spineto ( Sarteano, Siena ).
 
Altre pellicole sull'età "Kinghiana" ( nel senso dello S.King di "It", "Stand By Me" e "Hearts in Atlantis" ) - quella in cui si deve scegliere, naturalmente, di effettuare il passaggio, da una parte, tra lo staccare le code alle lucertole/il parlare coi rutti e lo scoprire i Pearl Jam, tra il tirare la coda alle ragazzine e l'invitarle a casa per fare i compiti, e dall'altra tra il 'proiettarsi' impacciatamente in Barbie e l'abbandonare le bambole perché è il corpo stesso che chiede più attenzione, la pretende ad ogni Giro di Luna - con alcuni sforamenti di qualche anno in meno e in più ( una letteratura sterminata ) : Caterina va in Città, True Grit, il Ladro di Bambini, Winter's Bone, Tomboy, il Grande Cocomero, Stand By Me, i Baci Mai Dati, the Virgin Suicides-Somewhere, Sorelle Mai, la Cienaga-la Nina Santa, l'Esquive, Sweet Sixteen, A.I., Moonrise Kingdom...).
  
Là dov'e quando il Mondo Inferiore e il SovraMondo s'incontrano : ribrezzo, orrore, e un po' di compassione, reciproca, a tratti.
Salvatore Cantalupo ( Don Mario, alla ricerca di prenotazioni di voto e di firme per la presentazione della lista elettorale di C-DX ), una bella conferma dopo Gomorra, e Renato Carpentieri ( Don Lorenzo, che ha trovato il paese di dio, lontano dagli uomini ), in un cameo di solitaria ruvidità sincera e d'incipiente innesco di dottrina Umana ( stay hungry, stay foolish...), completano un grande cast.
"Mi sintonizzo con dio" non sarebbe dispiaciuta, in un cortocircuito paradossale, a Rino Gaetano. Non riesco a togliermela dalla testa, la fischietto e la canto ovunque. E' infernale.
 
5.   " Debbo tentare di educare me stessa.
[...] Bisogna ch'io m'industri da sola. "
 
Nora (Helmer) in "Casa di Bambola" ( Atto Terzo ) di Henrik Ibsen.
 
6.   Gli idioti in marcia.
 
E' un film che penso possa stimolare dal niente, mettendo in moto moti di presa di coscienza, solo una persona aggrappata a un pero scesa con la piena dalla montagna del sapone ( come con "Contagion", film 'perfetto' ) : eccomi ! In immedesimazione. Per induzione.
Nel senso che trattasi di film semplicissimo, ma niente affatto semplicistico o semplificatorio, che predica ai convertiti...per andare giù di ossimori, ovvero : dice cose giuste a persone che già pensano che quelle cose siano giuste : per dirla in un altro modo : tutte le Santa di questo mondo non ne saranno minimamente scalfite. Però, chissà...
Perché la carica di miseria morale, di ingenuità malcondita da un'ambiente scipito di possibilità anche minime e sciupato dal circolo vizioso di orizzonti ristretti, di superstite malriposta voglia di fare, il suo portato eversivo, reazionario, di spicciola piccineria, che sprigiona il personaggio di Santa è l'apoditticità dello sprofondo che galleggia sul naufragio di un paese, il nostro.
E' un personaggio - e un paese - che conosciamo bene 'tutti' - e se non lo conosciamo qualcuno ci dia una scala per scendere da quel pero franato a valle - ma che raramente viene rappresentato/interpretato così...bene.
Mi viene in mente, così nell'immediatezza della visione, ma gli esempi sarebbero decine se non centinaia, solo nel cinema italiano ( da Fellini a Germi eccetera ), la scena in cui l'anziana signora Emma, in "...e il Vento Fa il Suo Giro" ( altro semi/quasi-esordio sorprendente ), dopo essere caduta per l'agitazione durante una discussione con il protagonista Philippe, il quale si scusa pur non essendo sua la colpa principale, torna a casa apparentemente incolume anche moralmente e...beh, nella scena immediatamente successiva alla casa-balma dell'anziana donna, ecco l'ira, racchiusa in una sola ripresa, repressa, che esplode e si scatena. Ma non è certo l'ira furente di rivalsa di Marta, quella di Santa-Emma : è un'ira d'impotenza e inadeguatezza furibonda e compr(o/m)essa.
 
E ancora, la scena tra la penombra e la polvere in cui Marta passa le mani sul legno intagliato della croce e del cristo : è una delle sequenze più scopertamente retoriche...da cui la retorica evapora e rimane, come un precipitato chimico della nostra esperienza, la memoria di un gesto 'simile' che tutti più o meno abbiamo 'messo in scena' a quell'età. La scoperta di poter disporre della nostra innocenza come moneta di scambio con l'esperienza : le esperienze sono infinite - e questo lo si scopre solo vivendo la vita - ma in cambio di un po' della nostra innocenza ( che a vari livelli sappiamo essere tale ) come contropartita decidiamo di Crescere.
E' la stessa urgenza di Santa, solo che alla catechista non rimane che quella, mentre Marta ( ''a prescindere'' dal contesto sociale e dalle doti personali ), forse...
  
7.   Zero in Condotta.
 
Innanzitutto/poi, Alice Rohrwacher ha il coraggio di non essere esplicitamente citazionista :
non c'è il movimento di macchina della panoramica a schiaffo alunno-professore
 
( per esempio durante la scena dello...schiaffo in chiesa dato da Santa a Marta in risposta alle risa sfrontate, impertinenti, sfacciate, svergognate della ragazzina di fronte all'imbranato e stolido inciampo con conseguente scivolone e relativa caduta della perpetua-"insegnante di catechismo" ( fra virgolette : dio mio, sono finito con il difendere i catechisti...), che ovviamente dimostra ( evidenziando l'evidenza...ma a volte serve...come a volte non basta...) l'ovvio, ovvero tutta la depressa insoddisfazione che scorre nelle vene della donna alle prese con una delusione e una sconfitta perpetue e permanenti : il lento naufragio di un'indigenza morale, prima che di conoscenza e d'intelligenza o di bontà ),
 
non c'è la corsa finale sulla spiaggia, non si erigono altarini a Balzac leggendolo a lume di candela...
insomma s'è capito che sto parlando de “i 400 colpi”...
ma si finisce là dove Peckinpah ( mi si permetta la forzatura ) reinizia la carriera : me li ricordo più giovani però i bambini che osservano scorpioni e formiche lottare per la sopravvivenza per poi bruciare il vincitore : qui, mentre la coda della lucertola si muove contraendosi e inarcandosi a scatti di frusta passata di man in mano dal bastaseddu alla cresimanda ribelle assolvendo al suo compito di distrarre il predatore ( o di appagare il cinismo, la cattiveria e la ferocia dei bambini e dei ragazzini ) a forza di autonome inconsapevoli nervose convulsioni muscolari involontarie ( permesse da un sottosistema nervoso secondario parzialmente indipendente ), e mentre gli adulti si dedicano a massacrare gattini neonati in sovrannumero, l'infanzia lascia il proprio predominio sul tempo da dedicare all'età adulta un po' più tardi.
 
Più l'infanzia è lunga più la specie è intelligente. Raggiunto il culmine dell'onda...
In fondo...siamo tutti code di lucerole tranciate ( o autonomamente perse per decisione del cervello principale ) : non di fronte al sovramondo, o a dio : di fronte alle nostre scelte, qui e ora, in base al passato e verso il futuro, nel mondo inferiore : ché la terra è bassa e non si campa d'aria e suppliche salmodianti.
Marta ragiona con la sua testa, e non con quell'utile rimasuglio rettilico di centro nervoso caudale.
Signorina anarchia.
Lei è un'autarchica.
 
8.   Identità.
 
[...] La saturazione delle città era il male minore. Il vero male stava nella sconfinata parità, o ansia di parità, fra tutti gli esseri [...]. Ribollire e svanire senza soluzione alcuna.
 
Anna Maria Ortese - Alonso e i Visionari - Adelphi, 1996

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