Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film
buono il film della rohrwacher. il suo puntare la sua telecamera/occhio documentaristico sui visi e i dettagli delle persone e delle cose ne fa una buona racconta-storie. la ragazzina marta che ha fretta di crescere, viene trasferita insieme alla madre e alla sorella da poco maggiorenne dalla svizzera alla calabria. qui viene catapultata da subito nella realtà religiosa della comunione, dove una catechista tanto ingenua quanto convinta e disillusa, cerca di infondere valori e conoscenze cristiane ad adolescenti che scherzano e ridacchiano in una città che potrebbe essere una trappola. marta non parla tanto, ma osserva. e quando parla lo fa sottovoce. e osserva, tutto e sempre. in una realtà dove il prete della comunità e il vescovo contano che i voti dei fedeli della parrocchia vadano al candidato sponsorizzato dalla malavita, marta si tiene alla larga da quell'ambiente malsano. marta è come una forza della natura che attende di sbocciare. e una delle scene più belle e potenti del film è quando l'occhio-telecamera della rohrwacher è appena dietro a marta. marta cammina da sola e un forte vento sembra che provenga da lei spazzando e smuovendo cartacce e spazzatura. un pezzo d'italia ancora intimidita da poteri arcaici che si pensavano sconfitti con la fine dell'inquisizione e del potere terreno della chiesa. marta quindi fugge da quella baracconata di danze con baby lolite accecate dai lustrini di plastica scolorita di certa tv, vescovi che s'ingozzano di pasticcini e contano voti, e vestita da vergine del signora appena divenuta donna, attraversa uno sottopassaggio allagato e approdare al tanto sospirato mare, dove un ragazzino ramingo le mostrerà un vero miracolo. sorprendente talento nel raccontare e dirigere attori più o meno professionisti, con un occhio di riguardo per la giovane yle e la catechista.
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