Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film
Rohrwacher deve essere un cognome miracoloso nel campo del cinema. Se già da giovanissima Alba ha dimostrato di essere una delle interpreti più espressive, sua sorella Alice esordisce dietro la macchina da presa con un film di inconsueto coraggio e notevole impatto emotivo. La storia che ha scritto e diretto è ambientata a Reggio Calabria, dove Marta (Vianello) - emigrante di ritorno dodicenne - rimpatria insieme alla madre (Caprioli) e alla sorella dopo gli anni passati in Svizzera. Qui la ragazzina segue un corso per la cresima - nel quale le viene impartito un mix di sciatto catechismo e rozzo modernismo, epitomizzati nella canzoncina "mi sintonizzo con Dio, è la frequenza che ho scelto io" - che le fa vivere in maniera sempre più difficile il rapporto con una realtà fortemente arretrata, percorsa da uno spiritualismo bigotto e dogmatico, costruito su una precettistica dove conta soltanto una ritualità che sfiora il paganesimo e dove le domande non hanno cittadinanza. In questo racconto di formazione la protagonista scorge sia la crudeltà della perpetua-catechista (Scuncia) che l'affarismo maneggione del parroco, un Salvatore Cantalupo che, nel suo andare a riscuotere voti anziché denaro, sembra ripetere in abito talare il personaggio interpretato di Gomorra. Anticlericale e laico senza essere assertivo, Corpo celeste scansa il facile tema della pedofilia nella Chiesa per concentrarsi su un ordinario quasi altrettanto sconcertante, nel segno della più palmare visione marxiana della religione come oppio dei popoli.
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