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Corpo Celeste

Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film

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giancarlo visitilli

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La recensione su Corpo Celeste

di giancarlo visitilli
8 stelle

Habemus film. In tempi bui per la chiesa cattolica, neanche il cinema risparmia i già lettori su quanto la cronaca di questi giorni già sbatte in prima pagina, rispetto alla facilità di quel passaggio che va dal sacro alla mostruosità infernale.

Questa volta, a raccontarlo una sorella d’arte, Alice, sorella appunto della bravissima attrice Alba Rohrwacher. La storia è quella della tredicenne Marta, che ha trascorso dieci anni con la famiglia in Svizzera. Un giorno, però, è tornata a vivere nella sua natia Reggio Calabria. Marta è esile, attenta, con un'andatura un po' sbilenca e un'inquietudine che la fa assomigliare ad una creatura selvatica. Tuttavia, l’adolescente possiede una grazia speciale, e mentre passa tra gli altri come una piccola fata guarda e sente tutto: non ricorda molto della sua infanzia a Reggio, tra l’altro la città è cambiata molto e senza nessun ordine: il rumore la fa da padrone, fra palazzi e monumenti antichi accanto a quelli ancora in costruzione, un mare che si intravede vicino e sembra impossibile da raggiungere. Marta inizia subito a frequentare il gruppo parrocchiale, un po’ per farsi nuovi amici, in occasione della preparazione alla Cresima, senza la quale non ci si può neanche sposare, oltre che si è considerati “cristiani non confermati”, tant’è che tale sacramento è chiamato anche della Confermazione. Marta incontra don Mario, parroco indaffarato e distante, un bravo contabile e amministratore della sua chiesa/azienda, insieme alla catechista Santa, la classica signora ‘da parrocchia’. Questa oltre che occuparsi della preparazione dei cresimandi, insieme ad altri parrocchiani prepara la festa per l'arrivo di un nuovo Crocifisso, che dovrà sostituire quello stilizzato e fluorescente che poco piace ai parrocchiani. Nell'attesa della grande festa della parrocchia, Marta partecipa alle attività del catechismo, impara a memoria le formule del libro, canta “mi sintonizzo con dio”. Ma sarà questa ‘sintonia’, l’unica, veramente a ‘cinfermarle’, non il sacramento, ma alcune cattive abitudini e gravi peccati, per i quali spesso ci si chiede “Elì Elì, lemà sabactanì”, testo della passione in cui il Cristo, prima di spirare, chiede a Dio del perché l’abbia abbandonato.

E’ un raro cinema italiano, quello della ventinovenne Rohrwacher, qui alla sua prima regia, dopo tanti lavori da montatrice e documentarista (e nel film tutto ciò è evidente). Non sarà un caso se questo primo film della regista è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Raro perché, su temi e tempi come questi, in rapporto alla chiesa cattolica ci si aspetterebbe racconti sulla pedofilia o le perversioni sessuali. Non così la Rohrwacher, che si libera evidentemente di ogni forma di pre e giudizio, mostrandoci piuttosto una padronanza della materia non usuale nel nostro bigotto paese, popolatissimo da tanti frequentatori di parrocchie ignoranti del sacro in ogni forma. Innanzitutto è molto interessante la correlazione parrocchia-cittadini del piccolo paese, che ci riporta alla ricerca di una certa verità di fede popolare e pura. Quella che manca, evidentemente. Evangelica e che ha lo sguardo dell’innocenza, affidato a Marta. E’ una fede che vuole ‘rispolverare’ quell’autenticità ch’è fatta di verità e purezza: il crocifisso impolverato e poi purificato, lavato, nel mare, sebbene resti in balia delle onde, rappresenta il momento difficile che il cristianesimo in genere oggi vive. In modo maggiore il cattolicesimo, a causa degli scandali, di cui, comunque nel film si fa riferimento, senza mostrare o dire.

Alice Rohrwacher mostra la sua grande abilità nel dirigere attori e non attori, garantendo quella naturale autenticità che per un film come Corpo celeste è una qualità indispensabile. Da non perdere, in questi primi giorni di programmazione, prima che qualcuno sappia o si accorga e la pellicola vada a far compagnia a tante altre, simili, e abbandonate nelle sacrestie delle case di distribuzione.

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