Regia di Pappadá Guido vedi scheda film
Cinema da camera, in barca. Sottocoperta, in uno yacht sulla rotta della Tunisia, umanità varia e un po’ avariata, con diversi scheletri nell’armadio e un presunto obiettivo comune: raggiungere l’isola di La Galite per registrare l’effettiva esistenza di un fenomeno naturale dal sapore New Age, una sorta di aurora boreale di energie cosmiche. La forzata convivenza in spazio ristretto porta i quattro avventurieri a scontrarsi e conoscersi, e il viaggio diventa interiore più che marittimo. Guido Pappadà, supervisore agli effetti visivi plurinominato ai David di Donatello (Fuoco su di me, Fascisti su Marte), debutta sul grande schermo con il coraggio di raccontare tormenti esistenziali attraverso un genere poco praticato dal nostro cinema, quello dell’avventura in ampi spazi aperti, ma più che sugli effetti punta tutto sugli affetti. I personaggi, variamente stereotipati, annegano in un mare di chiacchiere e interagiscono su rotte ampiamente prevedibili, trasformando le premesse avventurose in teatro filmato (seppur galleggiante). Una barca alla deriva come metafora di esistenze spiaggiate: il gioco regge solo parzialmente e stanca presto, perché il film, come il viaggio, sembra non approdare da nessuna parte. Il doppio colpo di scena finale accende le speranze per poi affossarle subito: il lieto fine consolatorio è dietro l’angolo.
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