Regia di Pappadá Guido vedi scheda film
Il sogno è sempre, almeno in parte, impastato di banalità. E l’approssimazione è un costituente irrinunciabile della poesia, soprattutto di quella che si nasconde tra le pieghe della quotidianità, annidandosi nei consueti dolori della gente qualunque. Il tono dimesso della normalità si fa largo anche quando l’individuo è in cammino verso traguardi straordinari. Così è per Bruno, un antropologo che si mette in viaggio su una barca a vela, insieme ad un equipaggio composto di varia umanità, per raggiungere una remota isoletta del Mediterraneo, dove si sarebbe verificato il rarissimo e misterioso fenomeno dello shen: un’improvvisa ed inspiegabile luminescenza che, secondo il taoismo, indicherebbe la perfetta armonia tra l’uomo e l’ambiente naturale. A dispetto dell’eccezionalità della missione, durante la traversata ogni personaggio si manifesta per quello che è nella vita di tutti i giorni, portando con sé le proprie ansie e le proprie miserie, senza nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di costruirsi un ruolo ad hoc per l’occasione. La sceneggiatura segue il procedere a singhiozzo dei pensieri e delle emozioni di chi non finge e si lascia semplicemente andare; e i dialoghi percorrono, con passo incerto e danzante, l’andamento di una storia che si nutre solo del primitivo respiro dello stare al mondo. In questo lirismo primordiale, le fantasie, i ricordi, le speranze, sono allucinazioni nel contempo innocenti e scabrose, che traggono da ogni incontro la tentazione di provare cose nuove. L’avventura è, in questo film, la prosecuzione dell’usuale incoerenza con altri mezzi: è un andare alla deriva che nobilita l’insicurezza del vivere, il timore del confronto, il panico dell’abbandono. Cercare l’inesistente è un modo per dare un senso a ciò che ci sfugge, e che, incomprensibilmente, ci fa tanto male. L’esistenza, in tutto questo, continua a rimanerci estranea, come, in fondo, estranei rimangono, l’uno verso l’altro, i protagonisti di questa stravagante navigazione: e, se pur viene a mancare il tanto atteso momento della rivelazione, resta comunque la confortante consapevolezza di aver avuto, almeno per un tratto, questa enigmatica esistenza come una compagna fedele, vigile e presente al nostro fianco. Nauta è l’appassionato bozzetto di una congettura: quella secondo cui la bellezza e la verità non sono questioni di gusto o di punti di vista, bensì i sofferti frutti del desiderio e della volontà. Bello e vero è - come gli effetti smaltati di certe inquadrature – tutto quanto nasce, intensamente, da una prepotente voglia di guardare e di scoprire.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta