Regia di Tomas Alfredson vedi scheda film
E' un buon film di spionaggio ambientato nei più bui anni della guerra fredda (credo i primi '80). La trama è un po' complicata, ma è giusto che sia così quando i personaggi sono spie e agenti segreti. E' noto, infatti, come in quegli ambienti i doppi giochi, le menzogne, le coperture, le verità di comodo e gli insabbiamenti della verità stessa sono all'ordine del giorno. Lo stile è originale per un film di questi anni: sembra una pellicola degli anni '70, con il suo tono pacato e introspettivo. Non ci sono inseguimenti ed esplosioni, ma solo riunioni di spie, colloqui tra questi e i politci, brutali omicidi ma rappresentati sottotono, ricerche di documenti in archivi inaccessibili, e dialoghi che bisogna seguire con attenzione.
Il regista sembra osservare con amarezza e a distanza questi torbidi intrecci che ammorbavano la politica non ufficiale di quegli anni. I sovietici sono carogne, ma gli inglesi solo un pelo sopra di loro, perché il gioco sporco lo fanno anche questi ultimi e la verità è strettamente intrecciata con la menzogna in entrambe le squadre.
Mi è piaciuta l'ambientazione, sia quanto a ricostruzione d'epoca (in piccolo ma fatta bene) che quanto agli ambienti stessi in cui si svolgono le scene. Ne vediamo molti e ben ricostruiti, anche se a volte solo per pochi istanti (bar, uffici, la sauna, squallide vie cittadine, ecc.). E' evidente, insomma, la cura dei dettagli. E ciò vale sia per la direzione degli attori (sguardi istantenei, atteggiamenti, ecc.) che la costruzione dell'articolata trama. In generale, comunque, sia per la grigia e livida ambientazione che per gli avvenimenti rappresentati, si riceve dal film una sensazione di tristezza e disillusione.
E' un film che richiede un po' di impegno, ma che vale sicuramente la pena vedere. Per intenderci, secondo me ha molta più sostanza dei vari "Mission Impossible" e esemplari simili, da guardare sgranocchiando pop-corn e senza pensare troppo.
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