Regia di Tomas Alfredson vedi scheda film
Gelido e imperturbabile come le pedine mosse dalle agenzie di spionaggio all'epoca della Guerra Fredda. Lontano dunque nel tempo. Ma anche nello spazio, visto l'algido stile del nordico Alfredson, più centrato nel clima e nelle atmosfere del suo precedente Lasciami Entrare, film interessantissimo e intenso. Qui siamo dalle parti dell'opera in cui la confezione, forse, vale più del contenuto. Ottima fotografia, interpreti d'alto livello, regia e sceneggiatura all'altezza. Non c'è alcuna concessione al fascino e allo spettacolo degli intrighi d'azione alla 007. Non c'è nessun protagonista prestante e circondato da bellezze femminili. C'è molta solitudine, molta paranoia, molta burocrazia e polvere da ufficio, scaffali e archivi dossier, molte parole e congetture, molto fumo negli occhi. Il resto è un lento e circolare incedere inflessibile. L'apparato, le gerarchie, le riunioni, gli incontri notturni, le telefonate, le vite in incognito, gli interrogatori, le torture. Uno scuro denso magma in cui figurine con ruolo prestabilito, giocano a fare al meglio la loro parte, lasciandoci la faccia e, forse, la pelle. Maschere per un teatrino dietro le quinte della politica, siano essi soldato, stagnino, sarto o spia.
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