Regia di Tomas Alfredson vedi scheda film
Probabilmente questa è la Guerra più Fredda mai vista al cinema.
E non si combatte con le armi.O meglio non solo. Occorre accantonare tutto il glamourama bondiano e quelle missioni oltre l'impossibile che ne hanno caratterizzato il cinema.
Siamo più dalle parti di Ipcress solo che mentre Caine occhialuto aveva ancora un suo certo fascino pur dimostrando di essere molto a più agio negli uffici polverosi invasi da pile di scartoffie,qui Oldman, il suo equivalente, svuota il suo personaggio di ogni parvenza di fascino e di umanità.
L'ha persa a causa del suo lavoro e con lei ha perso il suo unico punto debole.Come raramente accaduto in carriera Oldman agisce per sottrazione sul suo personaggio consegnando al cinema una maschera amorfa e invecchiata ,nascosta dietro lenti enormi, visivamente il ritratto della mediocrità che stavolta fa rima con anonimato.
Smiley deve essere anonimo per agire, si muove con sicurezza negli ambienti più grigi di lui che frequenta. Ed è sempre al lavoro per cercare di dipanare la matassa aggrovigliata che gli è stata consegnata in pacco dono.
Chi è la talpa?
Importa così tanto sapere chi è quell'animale che lavora sotto terra e che fa il doppio(o triplo) gioco?
Sarà un paradosso ma la risposta è no.
Per Alfredson è molto più importante il percorso che il punto d'arrivo.
Sapere chi è l'agente al soldo dei russi non conta più di tanto.Quello che interessa al regista è il ritratto umano di agenti spesso sgualciti dalla vita, gente che è in attesa da sempre di qualcosa che forse non arriverà mai, servitori dello Stato a cui non verrà mai tributato alcun onore.
In fondo sono tutti un po' talpe, abituati a lavorare sottotraccia cercando di riparare gli errori commessi da altri e cercando sempre una soluzione di compromesso che non alteri i precari equilibri che regolano i rapporti tra i vari Paesi.
E' la Guerra Fredda , bellezza, quella che si combatte nelle stanze con pareti annerite dal fumo delle sigarette a colpi di codici segreti , una mefistofelica partita a scacchi in cui le pedine si uccidono tra di loro.
Aiutato da un cast sontuoso, Alfredson si muove abilmente tra finestre sul cortile e parole usate come corpi contundenti per compensare la mancanza d'azione, vera scelta rivoluzionaria del film in tempi di effetti speciali e di supereroi da operetta.
Fantastico il lavoro del direttore della fotografia Hoyte Van Hoytema che desatura i colori ammantando sia interni che esterni di tonalità livide, minacciose, funeree (anche il raro sangue che viene sparso ha un colore più grigiastro che rosso rutilante).
Uno sfondo ideale su cui si inserisce la narrazione di una spy story old style che richiede un surplus di attenzione in più da parte dello spettatore che rischia facilmente di perdersi nel labirinto di intrighi narrati nel film.
Scelta azzardata quella di Alfredson ma a mio parere vincente, La Talpa è film da assaporare lentamente e voluttuosamente,
è l'apologia della spia da salotto, abituata alla burocrazia e alle chiacchiere più che all'azione.
La Talpa è il kolossal europeo che non ha nulla da invidiare a Hollywood.
Anzi forse è il contrario.
regista che ha dimostrato ancora il suo talento cristallino
ottimo, ritorno in grande stile
non male
sospetto che il suo personaggio sia così defilato.E infatti....
non male
la sua maschera è sempre efficace
bravo
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