La recensione su La Talpa

di supadany

8 stelle

VOTO : 7.

“La talpa” (ma bellissimo è il titolo orginale, molto più ampio e stratificato com’è poi il film stesso) è un prodotto di indubbio spessore, lontano dai canoni sbrigativi che troppo cinema moderno ha acquisito come suo assoluto modo di essere, ma soprattutto ricco di sfumature notevoli e proprietario di un dettaglio anche estetico di indubbio valore scenico.

Nei tempi della Guerra Fredda, l’intelligence inglese è in allarme quando risulta evidente, dopo un’azione finita male, che al suo interno vi è una talpa che peraltro risiede nelle alte sfere dell’organizzazione.

George Smiley (Gary Oldman) viene allora richiamato alle armi per scoprire chi sia la spia, ma oltre alla missione in se dovrà anche vedersela con persone che hanno condiviso, in un modo o nell’altro, dei rapporti stretti con lui ed a volte pure attinenti con la sua vita privata (che bene non funziona).

Bel film, probabilmente un po’ complicato da seguire in tutte le sue sfumature, ma anche costruito in maniera intelligente e sagace, abbastanza per poter offrire una visione suggestiva anche a chi si perde, o non capisce, qualche passaggio.

Sicuramente l’intreccio è complicato, o forse meglio dire articolato (e non sempre sufficientemente fluido), ma il film in questione si fa amare anche per molto altro.

Innanzitutto ci si ritrova una ricostruzione affascinante ed estremamente suggestiva di tante situazioni (e degli anni che furono), ma soprattutto dei quartieri alti (la stanza del potere è una chicca estetica assoluta) e la cura di ogni singolo esterno (il laghetto dove Smiley fa il bagno, la sala della festa generale più volte richiamata, le scene all’estero o nella scuola) merita un sincero plauso, perché il tutto è sempre inquadrato con uno stile lontano e meticoloso che odora di un cinema d’indagine troppo lontano nel tempo e che per questo si fa apprezzare di gusto per la sua ordinaria originalità.

E poi c’è un cast suntuoso, con un dolente Gary Oldman (così lontano dai suoi schizzati personaggi chiave, vedi “Leon”), con Colin Firth sacrificato (ma che si rifà in un finale da urlo per il suo essere in contrasto sentimentale col resto), un Mark Strong irriconoscibile (e non è la prima volta) e tanti altri bravi interpreti, tutti bravi ed attentissimi, giovani e meno giovani che siano.

Tutto questo fa de “La talpa” un gran bel film, intelligente perché richiede una partecipazione sentita e perché anche se si perde qualche passaggio questo toglie poco al succo del discorso, infatti non è tanto l’intreccio (ben fatto, ma anche fin troppo articolato) a pesare quanto la qualità complessiva del prodotto, davvero alta.

Così per me questo rimane un gran bell’esempio di cinema impegnato e vederlo andare bene nel nostro stantio mercato un po’ mi rinfranca.

Gustoso, non adatto a tutti senza dubbio, ma perfetto per chi ama il cinema di qualità e per chi cerca un qualcosa di più da una visione cinematografica.

Su Tomas Alfredson

VOTO : 7. Dopo "Lasciami entrare", si conferma come nome nuovo da seguire con estrema cura. Intelligente e meticoloso, qualità non di poco conto oggigiorno.

Su Gary Oldman

VOTO : 7. Dolente, ma non distaccato. Gran bella prova per un attore di gran qualità che non scopriamo di certo oggi, ma che si fa amare sempre di più.