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La Talpa

Regia di Tomas Alfredson vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su La Talpa

di alan smithee
6 stelle

Attesa trasposizione di gran classe da un romanzo di John le Carré, forse il piu’ noto autore di spy stories che hanno come sfondo abituale le intricate atmosfere da guerra fredda tipiche degli anni ’60 e ’70.

Il bravo giovane regista Tomas Alfredson - noto per la riuscita dell’horror nordico “Lasciami entrare”, si cimenta ora in una super produzione anglo-francese, forte di un cast davvero prestigioso - si sforza (come da sua stessa ammissione) di rendere piu’ limpida e chiara possibile una intricata vicenda a base di sotterfugi doppiogiochisti tramati da parte di una manciata di agenti di Servizio Segreto inglese, uno dei quali  vendutosi abilmente al Kgb. Tra di essi infatti - tutti personaggi biechi, loschi e problematici - va trovata la talpa, colui che complotta contro un’Occidente spaventato e che tenta di difendersi da chi gli trama contro.
Le buone intenzioni di semplificazione da parte del bravo regista funzionano solo in parte, e probabilmente cio’ non poteva essere altrimenti di fronte ad una trama costellata di personaggi ed episodi che si sviluppano in efficaci flash-back che sono la parte migliore del film ma a cui fa da contraltare un presente di indagini piu’ da ufficio e burocrazia spionistica, non sempre in grado di tener desta l’attenzione di uno spettatore forse troppo pigramente abituato all’azione dosata a puntino degli 007 di cui non siamo mai sazi.


Il grande cast aiuta non poco a conferire il giusto glamour che una perfetta e scrupolosa ambientazione - che si concentra sui dettagli piu’ maniacali di un’epoca che ci sembra cosi’ irrimediabilmente datata ma cosi’ efficacemente rappresentata – contribuisce a renderne preziosa la confezione, come davanti ad un regalo esclusivo e di valore ma irrimediabilmente demodé, al pari della capigliatura di ¾ dei pur ottimi interpreti. Tra questi ovviamente giganteggia un Gary Oldman che mi rammarico di vedere oggi cosi’ di rado protagonista assoluto come in questo caso, qui nei panni di un misurato, inquietante, solitario vecchio agente sprofondato in due lenti da vista che ne accentuano la severita’ ed il rigore, concentrato su un ossessivo impegno per una caccia all’uomo che a tratti, ma solo a tratti, riesce se non ad avvincere almeno a catturarci.

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