Regia di Simon West vedi scheda film
Bishop è il killer perfetto perché le sue vittime è come se schiattassero di morte naturale. L’organizzazione per la quale lavora lo ha soprannominato “il Meccanico”: non lascia nulla al caso e non guarda in faccia a nessuno. Neppure al suo migliore amico, che deve morire e gli consegna in eredità (si fa per dire...) un figlio da addestrare. Che succede se il ragazzo scopre che proprio il mentore ha ucciso suo padre? Come dite? Storia già sentita? Esatto: Professione assassino è il remake dell’omonimo film del 1972, diretto da Michael Winner e interpretato da Charles Bronson. Dopo la visione del rifacimento, riceviamo un sms di Giona Nazzaro: «Con film così ci tocca rivalutare pure Winner». Triste ma vero. La versione originale aveva almeno un melanconico Bronson, qui sostituito da Jason Statham, ottimo per fare il tamarro al soldo di Luc Besson o di Stallone ma completamente sballato se deve aggiungere anche solo un pizzico di introspezione al personaggio. Per non parlare dell’insopportabile overacting di Ben Foster. Il regista Simon West si limita a coordinare il lavoro della seconda unità e spreca il suo tempo cercando di conferire spessore a figure sempre in controluce, senz’anima. La squillo (Mini Anden) passa senza lasciare traccia, a Donald Sutherland non hanno scritto la parte, come se gli executive della produzione, i veri autori, non vedessero l’ora di arrivare all’accumulo di action del finale. Che noia. Che barba.
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