Regia di Gary McKendry vedi scheda film
Nonostante si abbeveri a quel The Feather Men scritto dall’ex Sas (Special Air Service) Ranulph Fiennes - che nel 1991 denunciava le operazioni in Oman insabbiate dal governo britannico - Killer Elite è soprattutto azione debordante. La sceneggiatura di Matt Sherring gioca per accumulo di pedinamenti, false piste identitarie e doppiogiochismi, delineando un panorama internazionale del complotto al cui centro agiscono Danny /Statham il mercenario e Spike/Owen il ripulitore, “stimati rivali” come De Niro e Pacino prima di loro in Heat. La sfida. Nel gioco dei modelli, Sherring strizza l’occhio anche alla dimensione ludica di Ronin, dalla quale preleva De Niro per donargli il miglior ruolo dei suoi ultimi anni. McKendry, chiamato a gestire colpi di scena a ripetizione, decide di adeguare lo stile al ritmo martellante della storia, deviando dall’impianto realista della fonte letteraria in eccessi visivi e drammaturgici non necessari. Statham, vero (nuovo) uomo action, salta dai cornicioni, prende a calci chiunque respiri e vomita tonnellate di piombo, salvo poi dover assolvere a una inutile love story da Mulino Bianco. La “grana” è grossa, insomma, nel racconto come nella messa in scena: dai quasi 70 milioni di budget, era lecito aspettarsi una fotografia migliore di quella “aperta” e virata al blu realizzata da Simon Duggan. In questa bulimia di proiettili e inseguimenti a vincere sono gli attori, a conferma che l’action è, prima di tutto, un fatto di facce giuste. E dure.
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