Regia di Gary McKendry vedi scheda film
Una guerra non termina se prima non viene concordato da tutte le parti coinvolte. È nel mezzo di questa lapidaria sentenza che nasce l’esordio alla regia di Gary McKendry, un solido action movie che parla ancora di mercenari ma senza accodarsi al nuovo corso del revival stalloniano. Partendo da un romanzo autobiografico dai contenuti non proprio lusinghieri nei confronti del governo inglese e della relativa politica estera intrapresa durante gli anni ’90, “Killer Elite” narra essenzialmente di un regolamento di conti internazionale. Uno sceicco dell’Oman, prima di morire, esige che i suoi tre figli uccisi da ufficiali della SAS vengano vendicati. Per fare ciò incastra un sicario americano appena ritiratosi dall’ambiente obbligandolo, con la sua squadra, a recarsi a Londra per eliminare gli aguzzini oramai rimpatriati. Ovviamente nulla andrà come previsto, in un crescendo ben calibrato di ritmo e tensione su e giù per il mondo in compagnia di soldati tutti d’un pezzo impegnati a darsi la caccia l’un l’altro. Un buon lavoro dal taglio vagamente spy che tira in ballo società segrete e speculazioni governative in ambito petrolifero, per non parlare poi dei temi ricorrenti nel genere quali cameratismo, tradimento, onore, patria e così via. Una giusta commistione fra script e azione che mantiene viva l’attenzione dello spettatore e che permette una volta tanto di valorizzare anche il lavoro degli interpreti senza affidarsi unicamente alla prestanza fisica. Se infatti il “fanciullo” Jason Statham si riconferma re indiscusso del circondario “pestante”, il cuore non può che sobbalzare di fronte alle ottime prove fornite sia da Robert De Niro che da Clive Owen. Fuoriclasse (ultimamente non proprio sulla breccia) in ruoli decentrati ma indispensabili alla riuscita del film. Un tempo le chiamavano caratterizzazioni, speriamo che non si estinguano.
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