Regia di Tarsem Singh vedi scheda film
Il truce Iperione (Mickey Rourke) rade al suolo l’Ellade, un po’ come oggi fa l’Europa usando i banchieri al posto dei titani. A mancare adesso è un eroe come Teseo (Henry Cavill, bellezza e prestanza inversamente proporzionali al talento), capace di bloccare i feroci tecnocrati prima che si mangino tutto. Scherzi a parte, la mitologia, in Immortals, è un pretesto come la sceneggiatura, composta da dialoghi strampalati e licenze “storiche” ed epiche piuttosto clamorose (ma non era figlio di Poseidone, il prode avversario del Minotauro? Boh...). Non è comunque il copione dei fratelli Parlapanides a interessare, né la presenza dei produttori di 300 Gianni Nunnari e Mark Canton dai quali, dati i trascorsi “spartani”, ci aspettavamo il peggio. Il tocco del regista Tarsem cambia le carte in tavola, e nonostante i mille difetti che si possono trovare nella sua barocca ed eccessiva visione, lo spettacolo è affascinante. Il mondo evocato dal cineasta e dallo staff tecnico (una vera e propria factory, la sua) sfida costantemente il kitsch ma tramortisce con intuizioni folgoranti, come le luci scaturite da punti remoti a disegnare sullo schermo tableaux vivants caravaggeschi. Tarsem fa apparire anche gli scenari più brulli e scarni (il mare nero, il deserto opaco) estremamente saturi, vivi, come pulsanti di barbarica energia. Una red passion dello sguardo dove il 3D posticcio (lui ha girato in 2D) risulta alla fine superfluo.
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