Regia di Andrew Niccol vedi scheda film
Buono per una serata estiva.
Uno di quei film in cui bisogna fare la distinzione tra un soggetto convincente e uno script realizzato in maniera eccessivamente frettolosa e patinata. L'idea di partenza del tempo usato come valuta corrente in un futuro distopico è molto buona. Il tempo, divinità capricciosa e arbitraria, è piegato dalla scienza al volere dell'uomo e banalizzato a mera moneta di scambio, oggetto del desiderio e dell'avidità umana. Eppure in qualche modo l'arbitrarietà del tempo esce fuori lo stesso: si può passare in fretta dall'avere qualche milione di anni all'avere pochi secondi da vivere, e sul tavolo da poker la posta può essere letteralmente una questione di vita o di morte. Non disprezzabile anche la distinzione fra il degradato ghetto di chi vive rincorrendo i secondi, e le torri d'avorio degli immortali, quasi delle divinità che comandano i destini dei plebei, o delle Parche che si occupano di spezzarne i fili dell'esistenza, in ragione di un superiore interesse ed equilibrio del mondo. Tuttavia ciò che non riesco a prendere proprio sul serio è il Robin Hood protagonista della storia, che pare strizzare l'occhio, nel suo eroismo cieco e puerile, a sottoprodotti della sottocultura adolescenziale come Hunger Games o Twilight. Basta un solo personaggio (per non parlare della sua audacissima compare) per svilire l'intero impianto della storia, che comunque non manca di buchi di trama e di situazioni troppo irrealistiche persino per una distopia. Nel complesso, 109 minuti non rubati al nostro tempo, per non prestare il fianco a fin troppo scontate ironie, ma nemmeno 109 minuti indimenticabili. Un prodotto d'evasione estiva.
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