Regia di Andrew Niccol vedi scheda film
In un futuro chissà quando, gli uomini sono programmati geneticamente per invecchiare fino a 25 anni. Poi hanno altri dodici mesi di vita, allo scoccare dei quali o si guadagnano il proprio tempo o schiattano. I ricchi vivono per sempre, i poveri sono carne da macello. Finché l’operaio Justin Timberlake non crea un’interferenza nel nuovo ordine mondiale. Andrew Niccol (produttore, sceneggiatore, regista) torna ai livelli di Gattaca. La porta dell’universo con un film di fantascienza che vale più di mille documentari sul presente. Anche sul passato, con questa idea della lotta di classe come vera e unica “organizzatrice” della Storia. Sul futuro si vedrà, ma intanto si stanno creando le barricate tra il 99% delle genti e il restante 1% che (già) vampirizza il tempo del mondo, e Occupy Wall Street reclama la conquista di un territorio equivalente alla più inaccessibile delle Time Zone. Alcune cose geniali di In Time, a partire dallo spunto, sono evidenti, altre meno. Per esempio: folgorante l’idea che lo spazio della città e dei quartieri sia in funzione del tempo, e che quest’ultimo sia la moneta corrente («tutto a 99 secondi» recitano le pubblicità dei discount), oltre a una visione del ghetto proletario che rimanda a Fritz Lang, come a dirci: vi hanno imbrogliato, non è cambiato nulla. Strepitosa è la figura del timekeeper Cillian Murphy, lo sbirro preposto al mantenimento dell’ordine costituito, un ex abitante del ghetto passato dall’altra parte esattamente come Pat Garrett: il darwinismo sociale presuppone che qualcuno faccia il suo stramaledetto mestiere. Giusto o sbagliato che sia, lui lo fa al meglio, senza che Niccol lo giudichi minimamente. Poi, In Time è fantascienza d’azione con ambizioni da blockbuster, trasforma i due protagonisti Justin Timberlake e Amanda Seyfried (poco significativa lei, più incisivo lui) in Bonnie & Clyde del futuro, ci sono le sparatorie e gli inseguimenti; insomma, si fonda su una certa dose di spettacolarità da multiplex che farà storcere il naso a chi vorrebbe solo odissee nello spazio. Però l’action è l’essenza stessa di un film dove gli oligarchi ricchi sono lenti perché hanno tutto il tempo del mondo, mentre l’eroe operaio, come il replicante, brucia a due velocità.
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