Regia di Andrew Niccol vedi scheda film
In un futuro improbabile e artefatto, il denaro è stato sostituito dal tempo. Ogni individuo dispone del tempo indicato da un display, un conto alla rovescia che scorre sull’avambraccio. Si vive normalmente fino all’età di 25 anni. Da quel momento, l’aspetto fisico smette di invecchiare e si dispone di un certo capitale da gestire. I poveri hanno poco tempo, i ricchi tantissimo. Il tempo si scambia, si utilizza come il denaro: un biglietto d’autobus o una telefonata costa un minuto, una camera d’albergo qualche giorno, un pranzo in un ristorante di lusso un mese e così via. Ci sono ovviamente spese che costano anni. L’idea non è malvagia persino per chi, come me, è tutt’altro che attratto dal cinema di fantascienza. Una volta stabilita l’idea di partenza, però, il film comincia a fare acqua da tutte le parti. I personaggi sono tagliati con l’accetta: da una parte i poveri buoni, dall’altra i ricchi cattivi, fatta eccezione per la protagonista che ovviamente s’innamora di un eroe dell’altra sponda. La coppia si dimena in una serie di rocambolesche avventure fatte di inseguimenti, sparatorie, esplosioni e quant’altro, in uno scenario interamente costruito da un sofisticato computer di ultima generazione. Tutto finto, tutto virtuale. Gli attori recitano sotto ogni livello di guardia, i dialoghi sono a dir poco sintetici quanto superflui. Dopo alcuni minuti, la noia s’installa saldamente e la vicenda si lascia seguire solo in virtù del suo ritmo inedmoniato. Questo va riconosciuto, ma siamo irrimediabilmente in presenza di un prodotto che può tutt’al più divertire qualche pre-adolescente amante di supereroi, hambugers, “comics” e merendine varie. Tirare in ballo, come ho letto da qualche parte, personaggi quali Bonnie and Clyde, Robin Hood o l’intelligente film “Nirvana” di Gabriele Salvatores (1997) mi è sembrato decisamente fuori luogo. Ciliegina sull’indigesta torta, un lieto fine che fa cadere le braccia!
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