Regia di Pupi Avati vedi scheda film
forse bisogna tenere in gran considerazione il detto "de gustibus non disputandum". Altrimenti non so proprio come fa a piacere un film lontano mille miglia da "Regalo di Natale" o "Una gita scolastica". Personaggi disgustosi (Cavina) o insulsi (Cremonini), una sprecata Ramazzotti in 90 minuti di penitenza per lo spettatore.
De gustibus non est disputandum: proprio vero, altrimenti non so come si giustifichi un film del genere, che con Il bar Margherita e altri titoli che ometto caritatevolmente fa perdere molti punti a un regista geniale ma disontinuo come Avati. Nel suo cinema alla poesia delle immagini e delle parole che le accompagnano si alterna una buona dose di cinismo - non disgiunto da un certo sadismo in certe situazioni - che smorza la drammaticità a tutto vantaggio di rappresentazione grottesca. A volte un sapiente equilibrismo narrativo ha partorito grandi film (Gita scolastica, Regalo di Natale, alcuni horror); altre volte la prevalenza di un grottesco un po' stucchevole ha prodotto lavori noiosi e inconsistenti, nonostante l'acuratezza delle ambientazioni, sempre ineccepibili. Nel Cuore grande.. spiccano figure veramente disgustose (Cavina, chissà perchè spesso nei panni di individui lerci e puzzolenti), figure insulse oltre il sopportabile (Cremonini) per non parlare dei personaggi femminili, tra cui dispiace vedere coinvolta la bravissima Ramazzotti. Unica scena da salvare: i musicisti ciechi fatti sedere a tavola nel locale adibito a latrina femminile; troppo poco, però per risollevare le sorti.
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