Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Un trentennio contadino prebellico tutto da godere questo affresco avatiano che sfrutta appieno attori e caratteristi, esaltando macchiette ed episodi coloriti di gran fantasia; tic, vizi, debolezze e, appunto, quel cuore grande delle ragazze tutto attorno, ragazze da relegare a vita di vecchio stampo patriarcale, ragazze che credono all'amore per sempre, al matrimonio legato al corredo, ragazze da collezionare in foto ma che sanno chiudere un occhio, ed a volte anche il naso.
I Cremonini e le Ramazzotti che si muovono in brio e scioltezza valgono da soli questa visione non superficiale di un'epoca ancora vergine, appena ingrigita da uniformi e future follie, ma con un sano entusiasmo a far da traino, il sorriso discreto e le sue diversissime chicche narrative che Pupi tira fuori da chissà quali polverosi album di famiglia, che vanno spesso oltre la semplice aneddotica e ci lasciano a bocca aperta e cuore socchiuso come in occasione del discorso di un Cavina gigante al pranzo di (non) matrimonio, o quando sbirciamo l'orologio assieme a Carlino a casa delle sorelle da maritare o ascoltiamo i temi tenerissimi del fratello in voice over.
Pupi ci affascina e ci trascina in un'epoca affatto estranea, di sogno palpabile, fino a farci inebriare di essenza di biancospino. Miracolo del buon cinema.
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