Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Con questo film Pupi Avati torna in territori a lui assai congeniali, con una storia legata al passato, tra ricordi ed aneddoti caratteristici (ne inserisce a tonnellate), e con un’ambientazione rurale dove la vita ha tutto un altro sapore (un po’ come il biancospino di cui è impregnato il respiro di Carlino).
Carlino (Cesare Cremonini) è un giovanotto che passa da una ragazza all’altra fino a quando suo padre (Andrea Roncato) non lo obbliga a sposarsi con una delle figlie deli Osti, la famiglia per la quale fa il mezzadro.
Ma quando l’infelice scelta deve ormai compiersi irrompe la terza, e bellissima, figlia (Micaela Ramazzotti) dell’uomo e Carlino s’innamora subito di lei.
Ma per sposarsi dovranno andare contro i voleri della famiglia Osti e pure il fato ci metterà del suo per rendere il loro rapporto più complicato.
Leggero, a tratti quasi impalpabile, ma tremendamente sospeso e lontano dal tempo, il film di Avati è davvero molto piacevole, seppur la storia in se presenti pochi aspetti salienti e più che altro molti particolari riusciti a supporto.
Avati dirige al meglio i suoi attori (qualità che lo contraddistingue con costanza), si conferma sorprendente la scelta di Cesare Cremonini come protagonista principe, con quella sua faccia di bronzo (ed un fare che va di pari passo con la stessa), ma anche i comprimari, siano essi popolari (curioso il recupero del dimenticato Andrea Roncato) o meno (ma sempre con volti che lasciano un qualcosa di personale) offrono un valido supporto.
E’ comunque un film che si fa ricordare soprattutto per alcune belle scene, come la morte del capofamiglia dei Vigetti, o il mancato matrimonio con pranzo comunque sfruttato (d’altronde ormai era pagato), con tanto di usanze e credenze al seguito, peccato solo per un finale esageratamente anticipato e fin troppo all’acqua di rose che finisce col dare poco e niente, se non un leggero fastidio per la sua inaspettata irruzione (già 77 minuti sono un po’ pochini per tirare i remi in barca).
Rimane quindi un film diretto con garbo ed in grado di offrire sensazioni a tratti anche inebrianti, ma allo stesso tempo lascia poco altro avendo poco di concreto da mostrare (alla storia manca più di un qualcosa per definirsi completa e soddisfacente).
Senza dubbio carino per mille motivi, ma anche destinato a non iscriversi tra i migliori lavori del regista bolognese per la sua svagata inconsistenza.
Favolistico.
Sa come raccontare soprattutto legandosi ai legami della terra ed alle tradizioni (regala aneddoti ed uno sguardo tutto suo), ma risolve il tutto precipitosamente e senza la necessaria accortezza.
Fa quello che sa e riesce a mettere in primo piano le emozioni che vengono richieste.
Sanguigna.
Non è un attore, ma sa molto bene come "esibirsi" e come compotarsi, sicuramente ben guidato da Avati che lo inquadra al meglio.
Bravo, una bella sorpresa (non per me che lo stimo moltissimo), sa ampiamente il fatto suo.
Figura ben caratterizzata.
Bel ruolo toccante ed il fatto che ci sia lui è una scelta buona e giusta.
Popolare ed adeguato alla terra ed al tempo.
Sufficiente.
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