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Il cuore grande delle ragazze

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il cuore grande delle ragazze

di hallorann
2 stelle

Che Pupi Avati si sia fatto restaurare casa dalla cricca Anemone-Balducci in odore di P3 pazienza, lo faceva anche Scajola, a sua insaputa. Che sia andato in carcere a visitare l’onorevole Alfonso Papa, l’unico “fesso” tra i politici a finire in carcere, glissiamo volentieri. Che l’ultimo film IL CUORE GRANDE DELLE RAGAZZE sia uno scult, francamente ci preoccupa.

Il soggetto è l’ennesimo ricordo dei nonni (ma quanti ne ha avuti?), ambientato durante il ventennio. Edo Vigetti è il narratore da adulto, con la voce di Alessandro Haber, che ci racconta la storia di suo fratello Carlino e dei maneggi per maritarsi. Donnaiolo impenitente il giovanotto un poco deficiente non faceva altro che pensare a quella cosa. Figlio di un povero mezzadro, concepito in una siepe di biancospino, ne ha mantenuto “poeticamente” l’alito che manda in estasi le ragazze. Il principale di Vigetti, Sisto Osti sposato con la romanaccia Rosalia deve sistemare due figlie nubili ormai trentenni. Carlino per ottenere una moto Guzzi e dieci anni di licenza del podere alla sua famiglia dovrà sacrificarsi. Ogni sera dedica un’ora alle due zitelle, ma per fortuna arriva in casa Osti Francesca (figlia di lei e mantenuta finora in segreto dalle suore) e con Carlino è amore a prima vista, anzi a primo alito! I maggiorenti Osti non sono tanto d’accordo e il matrimonio avrà diverse traversie prima e dopo. Lieto fine scontato. Stavolta al regista e sceneggiatore bolognese va male tutto. Il tentativo di mischiare commedia e sentimenti lascia a desiderare. Tra ironia e battute patetiche sovente fa cilecca, e il presunto romanticismo/poeticismo dei toni sa di fotoromanzo. Il titolo poi fa riferimento alla pazienza di un tempo delle donne con i mariti fedifraghi. Che noia! Tinto Brass è pericolosamente dietro l’angolo a più riprese, solo che il buon Pupi non fa il grande salto concedendosi solo doppi sensi, un paio di culi e qualche parolaccia. La trama però ricorda il MONELLA Brassiano in versione maschile. Anche personaggi, situazioni e cast sono da scult: la mano nella patta del vecchio Osti, la sorella Sultana a cui non vengono le mestruazioni, il “pirillino” delle sorelle Osti, il capobanda Mezzapippa, il tentato suicidio di Francesca, la bomba scoppiata nei maroni allo zio Umberto, l’agonia di Adolfo Vigetti con tocco incluso di mona e veniamo agli attori. Manuela Morabito con il suo insopportabile e ostentato romanesco, Micaela Ramazzotti che fa l’unica parte che sa fare (sempre la stessa) da romana de Roma svampita e piagnucolosa (qui il ruolo cliché mostra la corda), Massimo Bonetti dovrebbe essere toccato (a detta del narratore) ma è asettico, Andrea Roncato non pervenuto, Erika Blanc incartapecorita, Sydne Rome cecata ed ex “puttana da casino”, il protagonista Cesare Cremonini spaesato. Gianni Cavina è l’unico che si salva in questo pasticcio. Avati dopo aver utilizzato mezzo casting della fu Fininvest, ora riparte da quello di 90° minuto, nella parte del medico c’è Pierpaolo Cattozzi, già inviato dalle tribune di Parma.

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