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Il cuore grande delle ragazze

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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maghella

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La recensione su Il cuore grande delle ragazze

di maghella
6 stelle

L'ultimo film di Pupi Avati è simpatico, e come l'inchiostro simpatico sparirà presto dalla mia memoria. Fatto con l'accetta (come si dice qui, per dire “molto approssimativamente”), è davvero una storiella da poco, un racconto, come quelli che molto spesso ultimamente il simpatico Pupi Avati ci propina. Una storia farcita di aneddoti, riferita alle vicissitudine del nonno del regista e di suo fratello produttore, non diventa mai davvero comica, o brillante, o commovente, o amara, ma rimane sempre superficiale, e superficialmente la si segue, proprio come accade quando si sentono le vecchie storie che riguardano la famiglia di qualche simpatico conoscente, al quale prestiamo sì attenzione, ma con facile distrazioni.

 

L'ambientazione è quella tanto cara a Pupi Avati di inizio secolo '900, periodo ventennio fascista, campagne dell'Emilia Romagna, famiglia di casolare, Carlino (il nonno da giovane di Pupi Avati) è un gran rubacuori, donnaiolo con un improbabile alito che odora di biancospino, si innamora di chi non dovrebbe, qualche impiccio per il matrimonio, il solito incasinamento dovuto alla prima notte di nozze, finale....e ciao.

Ancora una volta Pupi Avati scommette nel dare la parte del protagonista maschile ad un attore che attore non è, ma che è in verità fa il cantante: Cesare Cremonini, che come molte altre scommesse di Avati in questo senso, rimarrà una simpatica scommessa, in parte vinta, ma che non troverà altri sbocchi. Cremonini appare impacciato, con un faccione da gran bravo e simpatico ragazzo, ma che poco ha dato al personaggio, come se si trovasse a capitare lì per caso, senza far danni, ma senza neanche rimediare alla riuscita del film, però risulta convincente e alla fine mi viene da dire: “bravo però il Cremonini, si deve essere divertito”.

Micaela Ramazzotti invece risulta quella brava attrice caratterista che è, che riesce a costruire bene il suo personaggio, forse sempre un po' lo stesso, ma è talmente simpatica, brava e bella che la vedo sempre volentieri.

Chi mi è piaciuto sul serio è Andrea Roncato, che da prova di essere un bravo attore, sfruttato troppo poco e male nel nostro cinema, imprigionato nel suo vecchio e stantio personaggio della “mamma” quando era in coppia con Gigi, non è mai riuscito, se non in pochissime cose, a dar prova delle sue capacità, e forse è l'unico in questo film che oltre a risultare simpatico risulta anche essere bravo.

 

La bravura di Pupi Avati, l'essere un maestro nel suo mestiere, è quella di saper creare dei personaggi sempre simpatici, divertenti, realistici che evocano sì i suoi ricordi, ma in parte anche quelli di una certa collettività che ancora ci piace conservare, rimembrare, per questo lo vado sempre a vedere volentieri, e gli perdono qualche faciloneria di troppo.

 

La colonna sonora è di Lucio Dalla, praticamente inesistente, l'unica cosa ad essere poco simpatica nel film, per questo l'ho cancellata immediatamente.

 

Dopo una sfilza di “simpatici e simpatico”, mi sento di dire che il film non lascerà un segno indelebile nel cinema italiano, si lascia vedere con un sorriso sulle labbra, qualche battuta ben riuscita, la sensazione di aver passato una simpatica serata, ma che appena finisce si volge subito il pensiero alla settimana che ricomincia, alle gomme della macchina da cambiare, al caporeparto nuovo, alle lenzuola da stendere, all'ombrello rotto da buttare (tanto è inutile lo continuo a tenere in macchina e immancabilmente quando serve mi bagno sempre)...insomma a tutte quelle cose cose antipatiche della vita, ma che per fortuna la complicano poco.

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