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Another Earth

Regia di Mike Cahill (II) vedi scheda film

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La recensione su Another Earth

di SredniVashtar
9 stelle

Un film fondamentale di fs introspettiva.

Ci siamo proprio.

Una vicenda umana, molto ben giocata sui silenzi, le riflessioni di inadeguatezza, i tentativi di porre rimedio ai propri torti, senza arroganza. Un film intenso, introspettivo, che la giovane Brit Marling si incarica da sola di sostenere, con l’aiuto di William Mapother (bravo anche lui).

Sarebbe un’opera accettabilissima, anche se in questo caso non ambiziosa, se fosse tutto qui. Ma il particolare in più, che letteralmente incombe sull’intera vicenda, è il gigantesco “specchio” in mezzo al cielo: un’altra Terra, in tutto e per tutto identica alla nostra, con tanto di Luna-2 orbitante.

 

Quest’invenzione, completamente difforme nel Significato dal Melancholia (oggetto alieno e malevolo) dell’omonimo film di Von Trier (da buttare per un buon 50%: almeno tutto il primo tempo), modifica in maniera e misura sostanziali la percezione di sé di ogni terrestre, imponendogli di riflettere sul concetto di unicità della propria vita, avendo un gemello perfetto col quale confrontarsi. Terra-2, prima ancora che nel cielo, è dentro ciascuno di noi.

 

Il lavoro di Mike Cahill è condotto egregiamente sul duplice significato simbolico (strettamente fisico e psicologico-esistenziale) del mondo analogo, senza che una delle due componenti cannibalizzi l’altra. Fisicamente (e quindi fantascientificamente) il senso di spiazzamento è forte, proprio perché finché non si alzano gli occhi tutto appare normale (cfr: la trattazione dell’essenza del “mostruoso” ne Il mattino dei maghi, di Pauwels e Bergier, Mondadori). In proposito è un’ottima e sottile scelta quella di non insistere eccessivamente sulle immagini del pianeta gemello: una volta che sai che c’è, non te lo dimentichi facilmente. Ecco allora che i comuni paesaggi dell’America rurale appaiono del tutto alieni a causa di quell’unica incongruenza, che rende l’orizzonte per sempre diverso da com’era sempre stato. È avvenuta una trasformazione definitiva (e – si immagina – reciproca): non Terra-1 più Terra-2, bensì un’ancora largamente ignota Nuova Terra-1, sulla quale dovranno essere ridefiniti i concetti di appartenenza e identità. Di nuovo, plauso al fatto che la pellicola non intenda approfondire analiticamente nessun aspetto della nuova realtà, che comporterebbe il rischio di perdersi in chissà quali considerazioni tecnologiche e comunicative, limitandosi a registrare le più ovvie modifiche nei comportamenti umani – quelle contingenti.

 

Ma – come si diceva – la nuova realtà fattuale impatta grandemente sulla condizione psicologica individuale, sia nel senso del Sé che con lo spalancarsi di inattese opportunità (la “seconda occasione”). Nel suo svolgersi, la trama parla soprattutto di questo, offrendo l’ipotesi, la possibilità – non una deterministica certezza – di una redenzione, di un laico “vi saranno rimessi i vostri peccati”. Il finale è aperto, non in ciò che accade ma nel suo significato. Nondimeno, proprio l’ultima scena mostra che lo specchio può riflettere azioni diverse da quelle in atto nella prima realtà, rompendo la sinora perfetta simmetria.

 

Consigliato a chi ama una fs à la Bradbury, sconsigliatissimo a chi vuole gli omini verdi cui sparare.

 

Il mio voto, più alto della media, riflette ovviamente sensibilità e gusti personali, ma vuole anche premiare l'aver evitato la "deriva intellettualoide" - rischio tipico dei film intimisti. In Another Earth non ci sono compiacimenti né riflessi pippologici del regista; è una pellicola essenziale. Non solo ci porta da A a B, ma lo fa sul filo del rasoio, mentre sotto si agitano le lave dell'autocelebrazione stilistica (vedete Melancholia e capirete facilmente di che parlo).

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