Regia di Mike Cahill (II) vedi scheda film
Another Earth (2011), di Mike Cahill,
come nel successivo I origins del 2014,
dispone di tutto un contorno fantascientifico la cui finalità, costantemente sullo sfondo, è di far emergere una prospettiva ontologico-esistenziale.
Senza la possibilità di una trascendenza, ammessa solo come ipotesi e a prescindere dalla sua effettualità (concretizzata in un pianeta simile al nostro che diventa sempre più visibile e luogo di possibile rifugio o naufragio), il male inferto, la colpa e la conciliazione sembrano sfilacciarsi senza fondo nel nichilismo. Solo la possibilità di un’altra vita in quel pianeta demominato terra 2, di un altro io speculare, in sincronia con il proprio, libera da se stessi, per ricominciare di nuovo, senza che il nuovo inizio sia garantito in se stesso e nella positività del suo esito.
Chi si aspetta di vedere pertanto un genere di fantascienza, forse ne può rimanere deluso, perché primeggia il contenuto filosofico esistenziale, secondo una maestria della lentezza quale scansione temporale dell’esistenza medesima, che con le sue oscurità è in un’inquietante ricerca di sé per poter errare nelle possibilità inedite che la rigettano nella terra, non importa poi che sia terra 1 o terra 2, importa che a quell'esistenza sia data uno spazio di possibilità, un orizzonte, senza il quale è condannata in un'immanenza non più trasfigurabile...
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