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Another Earth

Regia di Mike Cahill (II) vedi scheda film

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La recensione su Another Earth

di maurizio73
6 stelle

Mentre il mondo è scovolto dalla misteriosa comparsa nel cielo di un pianeta gemello della Terra,la vita di una giovane liceale con un luminoso futuro ed alle soglie del suo ingresso al MIT, viene stravolta da un incidente automobilistico in cui, a causa della sua ubriachezza e disattenzione, stermina un'intera famiglia. Uscita dal carcere dopo quattro anni tenta di riscattarsi accettando un lavoro di bidella e cercando di avvicinarsi all'unico sopravvissuto dell'incidente, padre e marito delle vittime. Proprio quando sembra avere conquistato la fiducia e le attenzioni dell'uomo, viene informata di essere stata scelta per un viaggio interplanetario alla volta del misterioso pianeta popolato da repliche esatte degli abitanti della Terra.
Seguendo le inclinazioni metafisiche del soggetto scritto a due mani con la giovane Brit Marling e replicando i temi di uno straniamento esistenziale che vede la stessa protagonista già ambigua viaggiatrice del tempo nel contemporaneo 'Sound of my voice' (anche qui co-sceneggiatrice insieme al regista Zal Batmanglij), il giovane Mike Cahill tenta la carta di un cinema indipendente che se da un lato eccede nella supponenza di un lirismo 'a tema' che troppo spesso sembra scadere nel patetico e nel dimostrativo, dall'altro vibra di una sotterranea energia creativa che (in sprezzo del ridicolo o dell'inverosimile) precipita le miserie di una tragedia umana, ordinaria e banale, nel fantastico quotidiano di una strabiliante alterità.
Costruita come una parabola esistenziale di colpa ed espiazione, cerca di interrogarsi ed interrogarci sulla supposta univocità ed irreversibilità dell'esperienza umana traguardando le ragioni di un tragico dualismo tra bisogni e desideri profondi e la ineludibile deriva di un destino cinico e crudele , nella ricerca di un dialogo interiore (con se stessi? con un altro se stesso possibile e sconosciuto?) come aspirazione ad un irraggiungibile equilibrio, come surrogato di una 'seconda occasione' che infranga le leggi del tempo e della logica per ristabilire il nostro posto nel mondo.
Attraverso una rigida scansione temporale e la messa in scena di un documentarismo in presa diretta (camera mobilissima, primi e primissimi piani di crudo realismo) si evitano abilmente le trappole di una grossolana inverosimiglianza,iscrivendo così il tragico realismo della storia nel contesto di una straniante eccezzionalità, nelle suggestioni metaforiche evocate dalla persistenza del tema musicale e dalla stralunata prospettiva di un inusitato orizzonte celeste. Purtroppo Cahill non è Tarkovskij e la sua storia talvolta ricorre forzatamente agli espedienti di un ingenuo simbolismo (il vegliardo bidello indiano quale 'anima del mondo' che si acceca come un vecchio Aedo per vedere meglio le miserie e le sofferenze degli uomini) ovvero rischia di cadere nella banalizzazione del fantastico (la dottoressa del SETI che parla con l'altra se stessa in un dualismo speculare contro cui si infrange la conclusiva teoria dello 'specchio rotto'), ma riesce comunque a sorprendere per il coraggio nel cimentarsi con una materia così difficile e scivolosa pur nella spartana ristrettezza dei mezzi a disposizione (distribuito dalla Fox Searchlight Pictures solo dopo la ribalta internazionale).Premi al Sundance Film Festival 2011 ed al Sitges - Festival internazionale del cinema della Catalogna. Buona la prima.

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