Regia di Mike Cahill (II) vedi scheda film
Io continuo ancora a domandarmi quali aberranti (il)logiche regolino i nostri canali distributivi per quanto riguarda i film da mandare nelle sale cinematografiche. E, siccome pare che l'intelligenza di una pellicola non sia requisito fondamentale ma un semplice optional (che se non c'è è pure meglio), non dovrei continuarmi ad indignare per pellicole di valore che escono nei nostri cinema solo nominalmente, perchè in realtà sono uscite virtuali. E io invece ogni volta mi indigno.
E' il caso di questa piccola produzione statunitense, Another Earth, che sotto la patina della fantascienza distopica ( e quella Terra-Due che diventa sempre più grande in un cielo sempre più piccolo che la trattiene a stento, conferisce alla pellicola un aspetto molto melancholico, anche se bisogna sottolineare che il film di Von Trier è posteriore a questo) racconta una storia d'amore, di elaborazione del lutto e di senso di colpa che, ineluttabile, avvolge tutto.
E' placido, silenzioso eppure ti entra subito dentro questo film dall'aspetto sundancesco . L'evidente economia di mezzi con cui è stato realizzato evidenzia ancora di più la sostanza del dolore lancinante che , come una morsa, stritola i cuori dei due protagonisti.
Terra-Due o l'Another Earth è la speranza che lassù esista un mondo finalmente perfetto, è la volontà di resettare tutto in un'immaginaria macchina del tempo e teletrasportarsi esattamente nel momento prima che il fattaccio accada.
Another Earth è il sogno di una seconda possibilità che tutti dovrebbero avere.
L'esordiente (o quasi ) Mike Cahill riesce con poche pennellate a portare avanti la storia su più binari, alcuni destinati a incontrarsi, altri a rimanere paralleli all'infinito, forse.
E si disinteressa degli aspetti scientifici della questione. Del resto due pianeti così vicini porterebbero delle conseguenze enormi l'uno sull'altro che in questo film non ci sono.
Rhoda cerca assolutamente un modo per espiare la colpa che la corrode da dentro e una volta che vede da vicino e tocca con mano che cosa è diventata la vita di John, uomo privato della certezza della sua famiglia ( una moglie incinta e un bimbetto di cinque anni) che trascorre la maggior parte del suo tempo nella sua enorme casa isolata ridotta a una specie di discarica. Vive come un eremita a sfondarsi il fegato per non ricordare.
Anche la vita di Rhoda da quella sera non è più la stessa: da brillante studente di astrofisica si ritrova a fare la pulizie in una scuola, un avvenire opposto a quello che si stava aprendo per lei.
Cerca di ridare a John un brandello di felicità o forse cerca solo di alleggerire il senso di colpa che la sta devastando.
Another Earth non è solo un film sci-fi , non è solo melò, non è solo dramma esistenziale. E' un po' tutte queste cose e forse risiede qui il suo fascino.
Il suo spunto ricorda quello di un episodio della prima , mitica stagione di Spazio 1999 ( Un altro tempo, un altro luogo) ma ancora di più un cultissimo del 1969, Doppia immagine nello spazio (Doeppelganger) in cui un astronauta era inviato in missione sul pianeta appena scoperto,gemello alla Terra. E lo trova così uguale eppure così sottilmente differente. Del resto gli sceneggiatori di questo film erano gli stessi Gerry e Sylvia Anderson che avevano creato anche Spazio 1999. Erano evidentemente affascinati dal tema del doppio e dello sdoppiamento.
Ma ci sono tante altre citazioni: persino libri di Asimov sulla scrivania di Rhoda tanto per dare colore a un film che intenzionalmente se ne priva (metaforicamente) per descrivere due vite allo sbando.
Se qualcuno di domandasse se a Terra -Due se ne stanno con le mani in mano ad aspettare , beh prima della fine del film troverà le sue risposte.
Una nota di merito per i due protagonisti, la bellissima Brit Marling , anche sceneggiatrice , che riesce a far tracimare dallo schermo la sua angoscia con un semplice, intensissimo sguardo, e per William Mapother, impegnato in Tv più che altro, che tira fuori dal cilindro una prova rimarchevole.
(bradipofilms.blogspot.com)
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