Regia di Roman Polanski vedi scheda film
In un parco tra i grattacieli di New York due ragazzini fanno a botte e uno le prende. I rispettivi genitori si incontrano per trovare una conciliazione, dare l’esempio ai figli discoli, risolvere le cose civilmente. Jodie Foster e John C. Reilly sono i padroni di casa: lei scrive di missioni umanitarie e tragedie in Darfur, lui vende oggetti domestici, dalle maniglie ai cessi. Kate Winslet e Christoph Waltz sono gli altri genitori, mediatrice finanziaria lei, avvocato inguaiato lui, costantemente al cellulare e con la mente altrove. Cominciano a conoscersi appunto civilmente e finiscono per sbranarsi. Dalla pièce teatrale Il dio del massacro di Yasmina Reza (pubblicato in Italia da Adelphi) un furibondo, ispiratissimo kammerspiel di 79 minuti dove Roman Polanski tira fuori il meglio di sé, e soprattutto cattura la palpabile performance di quattro interpreti straordinari. Ma non è teatro filmato, anzi, è puro cinema in cinquanta metri quadri di spazio, più un corridoio esterno che porta all’ascensore. La coppia ospite cerca fin dall’inizio di andarsene ma poi torna inesorabilmente indietro, come in un labirinto buñueliano. Si ricomincia da capo, tutto sotto controllo, poi si rilancia tra insulti, offese, vomito e Scotch, mentre un vicino, Polanski stesso, guarda dall’uscio richiamato dalle grida e subito viene ricacciato dentro dalla Foster, che ha un perenne inquietante lampo negli occhi. Una scena geniale: come se l’inquilino del terzo piano Trelkovsky da lì non se ne fosse mai andato. Agli arresti domiciliari anche questi quattro borghesi, chi più chi meno benestante, pronti a spolparsi fino a lasciare di sé le ossa, nella speranza che le protesi metalliche brucino anch’esse se cremate. Caos senza equilibrio, con l’alcol che aiuta a scalfire inibizioni. I riferimenti a Bacon e alla sua pittura defigurante sono espliciti (la Foster legge d’arte) e si vede lontano un miglio che il testo originale l’ha scritto una donna, perché i peggiori sono gli uomini. Polanski, che esordì con un film girato in una barca, è capace di realizzare un kolossal disturbante in un portacenere e regala improvvisi dettagli (il dito alzato di Waltz per chiedere il whisky, il cellulare appoggiato sul vassoio di rame, il sigaro nel taschino) che fanno gridare a pieni polmoni: è il cinema!
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