Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Carnage dovrebbe essere la dimostrazione di come una qualsiasi, pacifica, “riconciliante” conversazione fra persone, tutto sommato, per bene (quali siamo, almeno in apparenza, anche tutti noi) possa degenerare, per una ragione o per un’altra (ma sempre a condizione che la patina di civiltà e savoir-farie che riveste ogni singola relazione sociale venga erosa quanto basta), in un “carnage”, per l’appunto (un massacro; una strage). Soprattutto - aggiungo io - quando uno degli interlocutori è una petulante, isterica, psicopatica e pseudo-idealista come nel caso del personaggio interpretato da J. Foster. Difetti tanto più insopportabili quanto più amplificati dal sovrannaturale magnetismo evidentemente esercitato dall’appartamento dove ha luogo la vicenda (gira che rigira i due “graditi” ospiti non ce la fanno proprio a levare le tende; e ciò è causa di una personale insofferenza). Ergo, non passa molto da che il caotico, insensato blaterale degli interlocutori prenda il sopravvento, fino ad oscurare - se in modo irreversibile non è dato saperlo - il lume della ragione.
L’interesse iniziale scema rapidamente, ma la breve durata evita ben più infausti disagi. Almeno quello.
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