Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Intro esplicativo piallato e sospeso dalla mancanza d'audio, dove esplode subito la violenza istintiva, outro suggestivo e simbolico a liberarci dagli spazi angusti in cui per natura diamo il meglio/peggio di noi stessi. Non c'è troppa differenza tra la gabbia di un criceto e l'appartamento borghese in cui due coppie (che presto scoppiano: spallata all'istituzione-famiglia, ancora una volta facciata dietro alla quale si nascondono ipocrisie, nevrosi, insicurezze) apparentemente civilissime e controllate presto sfociano, da un confronto conciliante tra persone (nel ruolo scatenante di educatori) più o meno responsabili, in uno scontro di bassa lega. Climax irresistibile e partecipato, divertito e grottescamente verosimile. Film tecnico: regia sapiente, uso della camera e dello spazio (ristretto) studiatissimo ed efficace, fotografia perfettamente al servizio dell'occhio voyeuristico dello spettatore, quartetto d'interpreti in cattedra. Ironia, critica sociale, crisi di classe, una situazione limite in cui viene snocciolata la contemporaneità, il quotidiano, la piccolezza dell'uomo moderno. Onnipresente l'ossatura teatrale, l'anima del film è puramente cinematografica, nel senso di cinema scritto, diretto e girato ad alti livelli. Polanski si conferma maestro in materia. Film di testa insomma, ma il cuore latita e se ne avverte presto la mancanza.
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